Continua, anche nel terzo trimestre del 2021, la crescita della produzione industriale italiana, anche se con ritmi più contenuti rispetto ai due trimestri precedenti. I dati del Centro Studi di Confindustria, infatti, rilevano una crescita dell’1% rispetto al secondo trimestre e quindi inferiore rispetto quanto osservato nei primi due (rispettivamente +1,5% e +1,2% trimestrale).
In settembre si era rilevata una riduzione dell’attività dello 0,1% (dopo quella dello 0,2% riscontrata dall’Istat e dal CSC ad agosto). Le ragioni del rallentamento tra luglio e settembre sono riconducibili a fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di alcune componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte di magazzino, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al maggior grado di incertezza.
Le imprese intervistate dal CSC hanno rilevato un calo della produzione industriale dello 0,1% in settembre rispetto ad agosto, ed un aumento dello 0,2% in ottobre. I livelli di attività in entrambi i mesi si sono comunque mantenuti superiori di oltre l’1% rispetto alla media dei primi otto mesi dell’anno.
La variazione nel terzo trimestre sarebbe stata di +1,0%, dopo +1,2% nel secondo e +1,5% nel primo. Gli ordini in volume destagionalizzati sarebbero aumentati in settembre ed ottobre rispettivamente dell’1,0% e dello 0,6% sul mese precedente.
Gli indicatori congiunturali hanno continuato a segnalare una dinamica espansiva dell’attività nell’industria, ma in attenuazione a settembre, mentre di nuovo in crescita ad ottobre: la fiducia delle imprese manifatturiere e dei servizi a settembre è leggermente peggiorata, per via del rallentamento dei giudizi e delle attese sui livelli di produzione, e sugli ordini, fattori che hanno invece trainato l’incremento di ottobre.
Nonostante il grado di utilizzo degli impianti da parte delle imprese manifatturiere nel terzo trimestre abbia raggiunto il valore più alto dal dicembre 2018 (78,1%), la scarsità di manodopera, l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione e l’allungamento dei tempi di consegna sono stati percepiti come elementi di crescente ostacolo alla produzione. Il recente calo dei prezzi di alcuni fattori produttivi, come il gas e i noli marittimi, potrebbe anticipare un prossimo allentamento delle tensioni dal lato dell’offerta.
L’indice PMI manifatturiero a settembre ha mantenuto un profilo espansivo, ma meno che in agosto, mentre in ottobre è tornato ad aumentare. Secondo le imprese del campione di IHS-Markit, hanno pesato negativamente le interruzioni sulla catena di distribuzione, che hanno indotto un ulteriore allungamento dei tempi medi di consegna e un incremento del lavoro inevaso.
Secondo l’indagine del CSC, altro elemento che potrebbe aver inciso negativamente a settembre e potrebbe dispiegare alcuni effetti sfavorevoli anche nei mesi a venire, è la moderazione dell’attività economica dei partner commerciali: la produzione tedesca nel terzo trimestre è scesa del 2,8% rispetto al secondo, quella francese è salita dello 0,9%.
Infine, un ultimo fattore negativo è stato l’incremento dell’incertezza di politica economica. L’indice calcolato da Baker, Bloom e Davies è salito del 149% in settembre, per ridursi in ottobre.