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L’Edge computing industriale pilastro dell’evoluzione delle reti: il punto di vista di FiberCop



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L’edge computing industriale sta diventando un elemento centrale dell’evoluzione delle reti. L’intervento di Clelia Lorenza Ghibaudo (FiberCop) mette in luce il ruolo dell’intelligenza artificiale, la necessità di infrastrutture di prossimità e l’importanza di standard aperti per sostenere applicazioni industriali avanzate e modelli di elaborazione distribuita

Pubblicato il 25 nov 2025



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Il tema dell’edge computing industriale è emerso con forza nell’intervento di Clelia Lorenza Ghibaudo, Head of Technology Plans & Innovation Programs di FiberCop, nel corso del convegno dell’Osservatorio 5G & Connected Digital Industry. Ghibaudo ha delineato una visione chiara dell’evoluzione delle reti in relazione alle nuove esigenze applicative e alla diffusione dell’intelligenza artificiale. Il suo contributo offre una prospettiva utile per comprendere come cambiano le infrastrutture a fronte di applicazioni che richiedono bassa latenza, disponibilità continua e capacità di elaborazione distribuita.

La riflessione di Ghibaudo parte da un dato strutturale: la crescente complessità dei servizi digitali richiede che elaborazione e connettività non vengano più considerate come elementi separati, ma come componenti integrate di un’unica architettura.

L’intelligenza artificiale come motore dell’evoluzione delle reti

Secondo Ghibaudo l’AI è un reale fattore di discontinuità. Nel suo intervento ricorda che la crescente diffusione dell’intelligenza artificiale «sta cambiando il modo con cui fruiamo della rete» e spinge verso modelli più dinamici, capaci di adattarsi a contesti applicativi ad alta intensità computazionale.

L’AI richiede capacità di calcolo vicina al punto in cui i dati vengono generati, soprattutto quando si tratta di applicazioni industriali che necessitano di analisi in tempo reale, prevenzione dei guasti, automazione dei processi e gestione di flussi sensibili. Per Ghibaudo, questa esigenza determina un ripensamento della tradizionale centralizzazione in cloud, portando verso architetture distribuite dove parte della potenza elaborativa si sposta ai margini della rete.

È un passaggio chiave: la rete non deve soltanto trasportare dati, ma deve consentire di elaborarli in prossimità, garantendo tempi di risposta compatibili con processi industriali ad alta variabilità.

Dal cloud all’edge: la necessità della prossimità elaborativa

L’intervento di Ghibaudo sottolinea che la trasformazione delle reti passa attraverso un riequilibrio tra cloud centralizzato ed elaborazione decentrata. L’edge computing industriale diventa parte integrante delle infrastrutture di nuova generazione perché permette di ridurre la latenza, migliorare le prestazioni e soddisfare esigenze applicative che non possono dipendere esclusivamente da data center remoti.

Come ricorda Ghibaudo, la rete deve essere «capace di portare l’elaborazione laddove serve», rendendo possibili scenari in cui dispositivi, macchine e sensori interagiscono senza interruzioni e con tempi di risposta immediati. L’infrastruttura nazionale, con migliaia di nodi distribuiti, fornisce potenzialmente la base per questa evoluzione, ma richiede un ripensamento dei modelli architetturali e una maggiore integrazione tra componenti di rete e capacità computazionali.

Questo passaggio è particolarmente rilevante per i contesti industriali che adottano applicazioni come visione artificiale, robotica collaborativa e monitoraggio avanzato, dove la continuità operativa e il controllo locale rappresentano fattori essenziali.

Standard aperti e interoperabilità come condizioni per far crescere l’ecosistema

Un altro elemento centrale dell’intervento riguarda la necessità di promuovere standard aperti. Ghibaudo evidenzia che per sviluppare un ecosistema realmente competitivo occorre favorire «interoperabilità e apertura» nelle architetture di rete, riducendo la dipendenza da tecnologie chiuse e facilitando l’integrazione tra diversi attori tecnologici.

L’adozione di standard condivisi permette infatti di accelerare lo sviluppo di servizi, semplificare la collaborazione tra imprese e favorire un mercato più dinamico. L’approccio aperto è particolarmente importante nell’edge computing industriale, dove la molteplicità dei casi d’uso richiede la possibilità di integrare piattaforme diverse, sensori eterogenei e applicazioni sviluppate da fornitori differenti.

L’apertura consente inoltre alle imprese di modulare l’evoluzione tecnologica senza vincoli eccessivi, facilitando percorsi di innovazione graduali e più sostenibili dal punto di vista economico.

Infrastrutture di prossimità: il ruolo delle reti distribuite

Ghibaudo mette in evidenza che le reti di nuova generazione devono diventare «più distribuite e più intelligenti», capaci di reagire ai carichi applicativi e alle esigenze industriali senza dipendere esclusivamente da nodi centrali di elaborazione.

L’edge computing industriale si inserisce in questa logica. Le infrastrutture diffuse sul territorio possono trasformarsi in punti di elaborazione locale, supportando applicazioni che richiedono velocità e affidabilità elevate. Il modello tradizionale, basato su flussi di dati diretti verso pochi centri di elaborazione distanti, risulta meno adatto ai casi d’uso caratterizzati da tempi di risposta particolarmente stringenti.

Questa evoluzione richiede una gestione più coordinata tra reti di accesso, componenti di trasporto e sistemi di calcolo, con l’obiettivo di creare una piattaforma uniforme che possa sostenere applicazioni industriali avanzate.

Per Ghibaudo, la rete non è più soltanto un’infrastruttura di trasporto, ma una componente attiva dell’architettura applicativa, in cui prossimità e capacità elaborativa assumono un ruolo determinante.

Partnership e co-sviluppo: costruire valore lungo la filiera

Un ulteriore punto emerso nell’intervento riguarda la necessità di rafforzare le collaborazioni lungo la filiera. Ghibaudo afferma che la complessità crescente delle applicazioni richiede «partnership strutturate», soprattutto nei contesti in cui l’edge computing industriale abilita funzioni critiche o servizi innovativi.

Le imprese, secondo la manager, possono beneficiare di modelli di co-progettazione con operatori di rete, integratori e fornitori di tecnologia, superando approcci frammentati e valorizzando competenze complementari. Questa logica permette di accelerare la sperimentazione, ridurre i tempi di sviluppo dei servizi e realizzare soluzioni più aderenti alle esigenze operative dei diversi settori industriali.

La collaborazione lungo la filiera non riguarda solo gli aspetti tecnologici, ma anche quelli organizzativi. L’integrazione tra competenze di rete e competenze applicative rappresenta una condizione necessaria per far maturare l’edge computing industriale e renderlo un abilitatore concreto di trasformazione.

Un ecosistema che evolve verso reti intelligenti e distribuite

Dalle riflessioni di Clelia Lorenza Ghibaudo emerge una visione dell’edge computing industriale come naturale evoluzione delle reti digitali verso modelli più distribuiti, aperti e intelligenti. La centralità dell’AI, l’importanza dell’elaborazione in prossimità e la necessità di infrastrutture flessibili contribuiscono a definire un percorso che non è solo tecnologico, ma anche culturale e organizzativo.

Il valore delle reti non risiede più soltanto nella capacità di trasportare dati, ma nella possibilità di generare applicazioni, servizi e modelli operativi che richiedono una stretta integrazione tra trasporto, elaborazione e controllo. La prospettiva indicata da Ghibaudo offre quindi elementi utili per tutte le realtà che intendono sviluppare soluzioni industriali basate su reti avanzate e architetture distribuite.

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