Solo per il 10% delle aziende misurare le emissioni di CO2 è una priorità (nonostante i tanti vantaggi)

Nonostante la misurazione delle emissioni di CO2 abiliti per le aziende tanti vantaggi in termini economici, di reputazione e di capacità di trattenere i talenti, soltanto il 10% delle aziende la considera una priorità. A sottolinearlo sono i risultati del Carbon Emission Survey Report, uno studio condotto da Boston Consulting Group, che ha analizzato le strategie adottate dalle grandi aziende, i vantaggi derivanti dalla misurazione dell’impronta di CO2 e il contributo dato dalle tecnologie digitali, soprattutto l’AI.

Pubblicato il 02 Nov 2022

Investimenti sostenibili

A fronte di notevoli vantaggi in termini di immagine aziendale, riduzione dei costi operazionali e aumento delle entrate, misurare le emissioni derivanti dalle operazioni manifatturiere resta ancora uno scoglio da superare per le imprese. È quanto sottolinea la seconda edizione del Carbon Emission Survey Report, realizzato dal Boston Consulting Group (BCG).

Il rapporto, realizzato attraverso l’utilizzo del software di misurazione delle emissioni CO2 AI (sviluppato da BCG) e interviste a più di 1.600 organizzazioni con un fatturato dai 100 milioni ai 10 miliardi di dollari – considerate responsabili di oltre il 40% della produzione di emissioni a livello globale – sottolinea come rispetto al precedente anno siano stati fatti soltanto miglioramenti marginali nel campo della misurazione di CO2 derivante dai processi produttivi e dalle attività collegate alle imprese.

Nel 2022, infatti, solo il 10% delle aziende ha calcolato le proprie emissioni complessive, l’1% in più rispetto al 2021. Inoltre, il tasso di errore medio stimato di questo processo è del 25% – 30%, con un miglioramento di circa 5 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione.

Sebbene ci siano stati dei miglioramenti rispetto allo scorso anno, la misurazione resta complessivamente debole in tutti i 14 settori presi in esame e nei 18 Paesi coinvolti nella ricerca.

Ridurre le emissioni, quali sono i vantaggi

Eppure, la consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla riduzione delle emissioni si afferma sempre di più tra le aziende: per il 70% degli intervistati, abbattere le emissioni significa un ritorno di almeno un milione di dollari e per il 37% benefici finanziari pari o superiori a 100 milioni di dollari.

Le aziende hanno inoltre osservato molti altri vantaggi: il 54% ha registrato un miglioramento in termini di reputation e di riduzione dei costi operativi, mentre il 37% ha rilevato miglioramenti nella propria capacità di attrarre talenti.

“I risultati dell’indagine di quest’anno danno un’immagine chiara della situazione: le attività di misurazione e riduzione delle emissioni fanno bene al pianeta, ma anche alle aziende”, commenta Roberto Ventura, Managing Director e Partner di BCG.

“Servirsi di strumenti digitali e basati sull’Intelligenza Artificiale è chiave per accelerare il processo di decarbonizzazione per tutti i settori”, aggiunge.

Poche aziende misurano le emissioni esterne e lungo la Supply Chain

Dai risultati del rapporto si evince, inoltre, un problema di percezione anche tra quelle aziende che misurano le emissioni prodotte: l’88% degli intervistati, considera infatti più importante misurare le emissioni interne, vale a dire quelle direttamente collegate alle attività aziendali, mentre soltanto per il 12% è importante misurare le emissioni esterne, ovvero a quelle generate esternamente all’azienda, ma direttamente collegate alle sue attività, come ad esempio derivanti dalla mobilità dei dipendenti o dalla catena di fornitura.

Eppure sono proprio le emissioni esterne ad avere un impatto maggiore sull’ambiente. A queste, infatti, può essere ricondotto il 92% di tutte le emissioni prodotte da un’azienda – come ha sottolineato il CDC Global Supply Chain Report 2021, realizzato sempre da BCG – , mentre le emissioni interne ammontano al restante 8%.

Inoltre, solo il 10% delle aziende intervistate ha dichiarato di misurare estensivamente sia le emissioni interne che quelle esterne, con un miglioramento di un solo punto percentuale rispetto al dato del 2021.

Il contributo delle soluzioni digitali

Per accelerare la misurazione e la riduzione delle emissioni delle aziende è necessario un maggiore supporto da parte delle istituzioni, ma è fondamentale anche l’adozione di strumenti digitali.

Le organizzazioni che dispongono di soluzioni automatizzate per la stima delle emissioni, come CO2 AI, hanno infatti 2,2 volte più probabilità di misurare le stesse in modo completo e 1,9 volte più probabilità di minimizzarle.

Particolarmente promettente, in questo contesto, è il potenziale dell’Intelligenza Artificiale, che può fornire approfondimenti su molteplici aspetti dell’impronta di carbonio di un’azienda, consentendo così di elaborare strategie di riduzione delle emissioni e di ottimizzazione dei costi.

Inoltre, grazie ad algoritmi di previsione, l’AI consente di stimare in anticipo l’impatto di una determinata iniziativa aziendale sul totale delle emissioni, consentendo così di aggiustare in corsa la strategia di sostenibilità aziendale.

Fornendo una visione dettagliata di ogni aspetto della catena del valore, l’Intelligenza Artificiale predittiva e l’ottimizzazione dei processi possono migliorare l’efficienza nella produzione, nel trasporto e altrove, riducendo così le emissioni di CO2 e i costi.

“Per le aziende, misurare le proprie emissioni è il primo passo fondamentale per raggiungere l’obiettivo Net Zero. Gli strumenti digitali possono offrire un valido supporto in questo senso, garantendo accuratezza e completezza, favorendo allo stesso tempo il processo decisionale per la riduzione”, spiega Charlotte Degot, fondatrice e leader globale di CO2 AI by BCG.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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