Da Industria 4.0 a Impresa 4.0, ecco come sarà la fase due

Certificato il successo delle misure previste nella “fase uno”, prende ufficialmente il via la “fase 2” del Piano nazionale Industria 4.0, che cambia nome e diventa Piano Nazionale Impresa 4.0. Verso una proroga degli incentivi che hanno funzionato, super e iperammortamento in testa, ma saranno riviste aliquote e merceologie.

Pubblicato il 19 Set 2017

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Con la riunione, avvenuta nella giornata di oggi, della Cabina di Regia, prende ufficialmente il via la fase due del Piano nazionale Industria 4.0 che, come avevamo anticipato, cambia nome e diventa Piano nazionale Impresa 4.0. L’evoluzione da Industria a Impresa 4.0 sta a sottolineare il fatto che il piano non si rivolgerà più soltanto al settore manifatturiero, ma anche agli altri settori dell’economia – servizi in primis – per consentire a tutte le imprese di dotarsi degli strumenti in grado di supportare la digital transformation.

I quattro moschettieri dell’Impresa 4.0

A presentare le linee guida del “nuovo” piano Impresa 4.0 sono stati i ministri Carlo Calenda (Sviluppo Economico), Pier Carlo Padoan (Economia), Giuliano Poletti (Lavoro) e Valeria Fedeli (Istruzione Università e Ricerca), significativamente riuniti per rappresentare come gli aspetti relativi a tecnologia, economia, occupazione, ricerca e formazione siano ormai tutti lati della stessa medaglia: la competitività del sistema Paese.

Come era stato annunciato lo scorso 21 settembre 2016, quando fu presentata la fase uno del piano, le misure in vigore sono state oggetto di un’attenta analisi.

Super e iperammortamento rinnovati (ma cambieranno)

Il ministro Carlo Calenda

Per quanto riguarda super e iperammortamento, gli investimenti del primo semestre cresciuti del 9% e gli ordinativi dei primi 8 mesi “ai massimi livelli dal 2010”, come ha sottolineato Calenda, parlano chiaro: le misure stanno funzionando e saranno rinnovate. Come? Non è stato chiarito. Il Mise dice che “a fronte dei risultati riscontrati sui principali indicatori manifatturieri, nel 2018 verranno rifinanziate le principali misure previste nel primo anno, rivedendo le aliquote e i perimetri degli incentivi, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica disponibili”.

Lo stesso Calenda, nei corridoi di Montecitorio, ha rivelato che le singole misure saranno oggetto di un’ulteriore analisi più approfondita. Vi rimandiamo quindi al nostro articolo con le tre ipotesi più accreditate sul rinnovo di super e iperammortamento.

Gli altri incentivi: promossi e bocciati

Per quanto riguarda la Ricerca e Sviluppo, l’analisi si basa su un’indagine secondo la quale, su un campione di 68 mila imprese intervistate, oltre 11.000 imprese prevedono un aumento della spesa, in media tra il 10% e il 15%. Di queste, ben 4.500 sono imprese che nel 2016 non hanno speso un solo euro in ricerca e sviluppo. Anche qui, quindi, gli incentivi (credito di imposta per spese incrementali e Patent Box) hanno dimostrato di funzionare.

Non hanno avuto effetti significativi, invece, i diversi incentivi agli investimenti in capitale di rischio per start-up e PMI innovative. Gli investimenti sono cresciuti solo del 2%, un dato considerato “insufficiente”.

Tra i promossi anche il Fondo di garanzia, che è stato ristrutturato per essere più vicino a chi aveva realmente bisogno di agevolazioni per l’accesso al credito: il capitale finanziato è cresciuto dell’8,9% e il capitale garantito del 10,7%.

Mea culpa invece sul capitolo Competenze. “Sapevamo che sarebbe stato difficile”, ammette Calenda. Il famoso bando per l’istituzione dei Competence Center non è ancora partito, ma dovrebbe comunque arrivare entro novembre.

Promossi i Contratti di Sviluppo, modificati con una maggiore attenzione al Sud e a Industria 4.0: sono state concesse agevolazioni per circa 1,9 miliardi di euro e creati/salvaguardati più di 53.000 posti di lavoro.

Il futuro: competenze e formazione

Il Piano Nazionale Impresa 4.0 avrà altri due capitoli che si affiancheranno a quelli esistenti per stimolare competitività e investimenti: competenze e formazione. “Scuola, università e ricerca devono essere in linea con il mondo che cambia”, ha detto il ministro Fedeli. “Bisogna imparare a leggere l’imprevisto. Dobbiamo anticipare alcuni processi e imparare a governarli”. Fedeli ha ricordato come, secondo l’Eurostat, solo il 29% degli Italiani abbia competenze digitali elevate e ben il 35% sia nella fascia più bassa, indietro rispetto alla media europea. Si proseguirà sulla strada dell’alternanza scuola lavoro (“che non è il tirocinio”, sottolinea il ministro) e saranno rafforzati gli ITS (Istituti tecnici superiori): “stiamo sviluppando un piano congiunto da inserire nella Legge di Bilancio per raddoppiare il numero degli studenti iscritti entro il 2020”, ha detto il ministro.

Arriveranno poi le lauree professionalizzanti: “Dal prossimo anno accademico le università potranno attivare in via sperimentale percorsi di lauree professionalizzanti a numero programmato che facilitino il raccordo con il mondo del lavoro e contribuiscano a soddisfare le necessità che questo esprime. Percorsi triennali altamente orientanti, queste lauree, attivabili mediante convenzioni obbligatorie con imprese e/o ordini professionali, permetteranno agli studenti di acquisire rapidamente una qualificazione professionalizzante anche in ambito Industria 4.0”.

Lavoro 4.0

“Bisogna accettare la sfida dell’innovazione perché ci riguarderà da vicino”, ha aggiunto il ministro Poletti. Come? “Stiamo facendo un’operazione culturalmente importante”, ha spiegato Poletti. “Far capire alle imprese che la formazione deve essere considerata un investimento, precisamente un investimento in conoscenza e know how”.

La quantità dei lavoratori che in Italia accede a iniziative di formazione è dell’8,3%, “oltre 2,5% in meno della media UE 28”, sottolinea Poletti. “Per questo abbiamo pensato a una misura di incentivo nella forma del credito di imposta sulla spesa incrementale in formazione, ma a condizione che che sia focalizzata almeno su una tecnologia Industria 4.0 e che avvenga nell’ambito di un accordo sindacale sulle seguenti tematiche: vendita e marketing; informatica; tecniche e tecnologie di produzione”.

Sarà inoltre stabilizzata l’iniziativa Crescere in Digitale, “che uscirà dalla fase prototipale perché se un prototipo funziona bisogna istituzionalizzarlo”, spiega Poletti.

Tra le altre iniziative confermate l’apprendistato duale per gli studenti e Garanzia giovani per i Neet, i giovani che sono usciti dal mercato del lavoro.

Taisch: siamo sulla buona strada

Positivo il commento del professor Marco Taisch, uno dei padri fondatori del piano nazionale Industria 4.0 nonché co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano. “Le nuove misure annunciate dal Governo su Industria 4.0 sono molto positive perché, dopo i buoni risultati del primo anno del Piano Nazionale, vanno nella direzione richiesta dal sistema economico-industriale per offrire nuove opportunità di investimento alle imprese. E con azioni significative di sostegno alle competenze 4.0, si allarga il campo del nostro programma a sostegno della quarta rivoluzione industriale, che oggi è apprezzato e preso a modello da altri Paesi in Europa”.

Marco Taisch

Taisch prosegue: “In particolare è importante l’intenzione annunciata oggi dal Governo di rinnovare i bonus di iper e superammortamento del Piano Nazionale Industria 4.0: si tratta di due misure che hanno riscosso notevole successo tra le imprese, anche se alcune aziende non hanno potuto beneficiarne appieno in quanto la misura fiscale è stata messa a disposizione quando i budget per il 2017 erano oramai stati decisi: se i bonus saranno rinnovati, molte imprese potranno cogliere l’opportunità di un sostegno agli investimenti nel 2018″.

Sul capitolo competenze e formazione: “Oltre a macchinari di ultima generazione, in fabbrica è necessario avere personale qualificato in grado di saperli usare. Per questa ragione, è un’ottima notizia l’annunciata riforma degli ITS: abbiamo bisogno di tecnici per cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale. E altrettanto giusta è la misura del credito di imposta sulla formazione: un incentivo per lo sviluppo di competenze è quello che serve a completare il Piano Nazionale, che prevede già incentivi agli investimenti tecnologici. Ora non bisogna abbassare la guardia, anche altri Paesi stanno avviando programmi di rinnovamento di grande importanza, ma con il Piano italiano Industria 4.0 l’Italia è sulla strada giusta”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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