Industry 4.0 Fund, il fondo specializzato nella Digital Transformation delle PMI

Il nuovo Industry 4.0 Fund punta a raccogliere sul mercato e investire risorse finanziarie per valorizzare le PMI Hi-Tech dell’Industria 4.0. Oggetto di attenzione realtà già leader nel proprio mercato di riferimento, orientate all’internazionalizzazione e con una forte propensione alla digitalizzazione della filiera produttiva.

Pubblicato il 04 Dic 2018

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L’obiettivo è investire in piccole e medie imprese fortemente orientate all’Industria 4.0. Con un approccio innovativo, mettendo a disposizione risorse in grado di accelerarne il Business e la competitività. Il nuovo “Industry 4.0 Fund” è il primo fondo d’investimento specializzato nell’evoluzione tecnologica delle imprese italiane, in particolare nella Digital Transformation delle PMI.

Promuove investimenti strategici in nuovi modelli di Business, realizzabili attraverso investimenti in tecnologie digitali come robot collaborativi e interconnessi, stampa 3D, Internet of things, condivisione con fornitori e clienti di dati e informazioni lungo la filiera, marketing digitale e Cyber security.

Un Advisory board di spicco

Per raggiungere questi risultati, il fondo si avvale di una “squadra” di gestione specializzata: a Roberto Crapelli, già presidente e amministratore delegato di Roland Berger Italia e con oltre 20 anni di esperienza nella consulenza strategica, e più recentemente in progetti di Industria 4.0 in Italia e Germania, si aggiungono Alessandro Binello, Walter Ricciotti e Pietro Paparoni, che operano da oltre 15 anni nel mercato del Private equity, affiancati da un Team di analisti.

Le scelte strategiche sui cui investire verranno effettuate anche con il supporto di un Advisory board, composto da Roland Berger, fondatore di Roland Berger Strategy Consultants, Lodovico Camozzi, presidente di Camozzi Group, Valerio De Molli, amministratore delegato The European House of Ambrosetti, Piero Ferrari, vice presidente Ferrari, e Carlo Pelanda, vice presidente di Q Group.

“Puntiamo a raccogliere sul mercato e investire risorse finanziarie per supportare e valorizzare le aziende, in particolare le PMI Hi-Tech”, rimarcano i promotori di Industry 4.0 Fund. “Fornendo i capitali necessari per il loro sviluppo e, nell’affiancare il management, avviando iniziative di impresa volte ad accelerarne la crescita, sia interna che esterna”.

Industry 4.0 Fund ha un target di raccolta di 300 milioni di euro, e “oltre la metà del raccolto finora proviene da enti previdenziali, fondi di fondi, banche e Family office, sia italiani che esteri”, spiegano i gestori di Private equity. “Anche il management delle imprese coinvolte investe direttamente nel fondo, determinando così un completo allineamento tra gli interessi interni e quelli degli investitori”.

Lo ‘Spread industriale’ italiano

L’accesso al mercato dei capitali, che non può essere rappresentato sempre e solo dalla Borsa, è un fattore chiave per le aziende e PMI, ancora di più per quelle orientate all’innovazione, dato che le banche non possono finanziare il medio-lungo termine nella misura richiesta dal sistema.

“Dopo anni trascorsi nella consulenza strategica alle imprese, mi sono reso conto, e ho più volte sottolineato ai giornali e ancora prima ai miei clienti, di come il sistema italiano sia contraddistinto da uno ‘Spread industriale’ migliore di quello tedesco”, sottolinea Roberto Crapelli, managing partner di Industry 4.0 Fund. Ma “per mantenere e aumentare questo vantaggio competitivo, dovranno essere promossi investimenti in tecnologie per l’Industria 4.0. L’intento è quello di aumentare la produttività e la competitività delle aziende su scala globale”.

Attualmente il Team di gestione è focalizzato sull’analisi di aziende in target, che potrebbero essere oggetto di investimento: realtà già leader nel proprio mercato di riferimento (quindi non Startup), orientate all’internazionalizzazione e con una forte propensione alla digitalizzazione della filiera produttiva.

“La strategia di investimento prevede operazioni di maggioranza, realizzabili anche attraverso aumenti di capitale”, anticipa Crapelli: “e lo sviluppo di modelli di Business innovativi e alternativi, a partire dalla catena del valore, che migliorino, attraverso l’automazione dei processi, redditività e competitività. Anche attraverso il rafforzamento del Management, e interventi mirati sulle politiche di Governance”.

Insomma, l’Industry 4.0 Fund nelle PMI Hi-Tech non ci vuole mettere solo i soldi, ma anche “la testa”, o meglio, “le teste” e le competenze giuste per affermarsi sui mercati e battere la concorrenza internazionale. Anche quella della “locomotiva” tedesca.

L’Angel investing per l’innovazione

A sostegno dello sviluppo di PMI innovative e Startup italiane, Cassa depositi e prestiti (Cdp) e il Fondo europeo per gli investimenti (Fei) nei mesi scorsi hanno invece avviato “Caravella”, un piano di Venture capital che punta a sostenere finanziariamente i cosiddetti “Business angels”, cioè imprenditori o manager di successo che investono parte delle proprie risorse personali in Startup tecnologiche o piccole imprese altamente innovative.

Inserito all’interno di un programma del Fondo europeo per gli investimenti dedicato a finanziare “l’Angel investing” in Europa, già operativo in Germania, Spagna, Austria, Olanda, Irlanda, Danimarca e Finlandia, Caravella è gestito operativamente da European Angels Fund Gp Sarl, una Management company indipendente, e si avvale dell’esperienza del Fei come Advisor finanziario.

Cassa depositi e prestiti, invece, negli ultimi tre anni ha impegnato complessivamente circa 1,2 miliardi di euro in programmi e iniziative di Venture capital e Private equity. In particolare, con l’obiettivo di supportare l’innovazione delle imprese italiane, ha promosso una serie di strumenti d’investimento per dare una spinta propulsiva all’intero settore, e contribuire a colmare il Gap con gli altri Paesi europei.

Per rientrare nella categoria delle PMI innovative una società deve avere meno di 50 milioni di euro di fatturato all’anno (o un attivo dello stato patrimoniale sotto i 43 milioni), meno di 250 dipendenti e possedere almeno due di questi tre requisiti: il 3% dei costi totali deve essere attribuibile a attività di ricerca, sviluppo e innovazione; un terzo del Team deve essere composto da persone in possesso di una laurea magistrale o un quinto del Team deve essere formato da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori; oppure deve essere proprietaria di una forma di protezione intellettuale o di protezione del software. Se ha due di questi tre requisiti e un bilancio certificato può accreditarsi a una sezione speciale del Registro delle imprese e godere di gran parte delle agevolazioni previste a beneficio delle Startup innovative.

Anche le PMI innovative, oltre alle Startup, possono poi usufruire dell’Equity crowdfunding, la modalità di raccolta fondi online che prevede finanziamenti alle imprese in cambio dell’acquisto di titoli di partecipazione nelle società.

In tema di Equity crowdfunding, l’Italia è stato il primo Paese al mondo ad aver regolamentato il fenomeno, con una regolamentazione nel dettaglio predisposta nel giugno 2013 dalla Consob.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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