Durante il question time del 12 novembre alla Camera dei Deputati le opposizioni hanno chiesto conto al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, della chiusura improvvisa del piano Transizione 5.0.
Le interrogazioni sono state presentate da Maria Elena Boschi (Italia Viva) e Emma Pavanelli (M5S), che hanno evidenziato al ministro la grave situazione in cui si sono trovate le imprese a seguito della chiusura anticipata del piano Transizione, avvenuta il 7 novembre 2025.
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La ricostruzione di Urso
Nelle sue repliche il ministro ha spiegato che la rimodulazione del PNRR è stata decisa il 4 giugno, quando la Commissione Europea ha chiesto agli Stati membri di rivedere i piani nazionali entro la fine del 2025 per assicurare il massimo assorbimento delle risorse. In quel momento, “a fronte delle stime delle associazioni industriali secondo le quali la misura non avrebbe assorbito più di 2 miliardi, il governo ha preso la decisione di ridurre a 2,5 miliardi la dotazione del piano”, ha detto Urso, riversando così la responsabilità su Confindustria. Ricordiamo che tra Urso e Orsini è in atto in questi giorni un continuo botta e risposta che vedrà – auspicabilmente – il suo punto di ciusura in una riunione fissata per il 18 novembre a Palazzo Piacentini.
La decisione di ridurre a 2,5 miliardi la dotazione del piano è stata quindi “una scelta inevitabile e responsabile” ha detto il ministro, perché se le risorse del PNRR non fossero pienamente occupate impiegate l’intera spesa si sarebbe convertita in un impegno finanziario dello Stato.
Quando poi “ci si è resi conto che si era già giunti a una accelerazione delle presentazioni delle proposte che hanno superato i 3 miliardi, è stato deciso di chiudere la piattaforma”. Urso ha poi ancora aggiunto che “le imprese sono state avvertite comunque che potevano continuare a presentare le domande sino al 31 dicembre. Ove fossimo in condizione – e sono convinto che lo saremo – di trovare risorse aggiuntive soddisferemo tutte le richieste affinché nessuna impresa resti indietro”.
Prenotazioni 5.0 a quota 3,4 miliardi
E a proposito di accelerazione delle domande, Urso ha anche fornito un aggiornamento sull’andamento delle prenotazioni. “Ad oggi (12 novembre, ndr) ci sono crediti di Transizione 5.0 prenotati per un valore superiore a 3,4 miliardi di euro con 13.852 progetti presentati, un risultato ben superiore alle aspettative e alle stime che venivano fornite dalle associazioni industriali”.
Cifre che, sommate ai 2,2 miliardi ormai esauriti di transizione 4.0 porta a “oltre 15.000 le imprese che hanno prenotato i crediti imposta dei piani Transizione 4.0 e Transizione 5.0 per un valore che supera i 5,5 miliardi di agevolazioni”.
La misura per il 2026 sarà triennale
Urso ha poi parlato anche della prosecuzione e rimodulazione del piano Transizione 5.0 prevista per il 2026, con il ritorno dell’iper ammortamento, sottolineando che la misura è stata concepita per dare continuità al successo riscontrato da quella attuale, ma utilizzando 4 miliardi di risorse nazionali senza i vincoli del PNRR.
“Lo strumento dell’iper ammortamento, a differenza del credito fiscale, non incide nel bilancio pubblico del prossimo anno, ma in quelli successivi”, ha detto Urso. “Inoltre, poiché le risorse destinate al 2026 sono risorse nazionali e non risorse del PNRR, il governo può liberarsi dai vincoli del Green Deal, permettendo l’accesso all’incentivo anche alle imprese energivore, come siderurgia, chimica, ceramica, carta e vetrerie, che erano state necessariamente escluse dal piano originale Transizione 5.0 finanziato dal PNRR”.
Il Ministro Urso si è poi detto fiducioso che il Governo riuscirà a “dare una piena e ulteriore continuità al piano e renderlo strutturale”. Su questo “siamo impegnati con il ministro Giorgetti ad assicurarne la proroga anche nel successivo biennio, così da consentire alle imprese di programmare gli investimenti in un periodo più esteso”.











