Educazione e Innovazione

Bando Polaris, fino a 1 milione di euro per finanziare progetti per promuovere l’educazione STEM

Presentato il nuovo bando ‘Polaris’ del Fondo per la Repubblica Digitale con l’obiettivo di promuovere progetti di educazione e orientamento STEM per studenti delle scuole secondarie. Sono disponibili 20 milioni di euro per potenziare le competenze e le conoscenze STEM e favorire un approccio costruttivo nell’orientamento professionale futuro dei giovani italiani. Ciascun progetto potrà ricevere un finanziamento compreso tra 400.000 euro e un milione. Domande fino al 7 giugno.

Pubblicato il 22 Mar 2024

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Promuovere progetti volti all’educazione e all’orientamento degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado: è questo l’obiettivo di “Polaris”, il nuovo bando del Fondo per la Repubblica Digitale che mira a selezionare progetti rivolti alla formazione e all’orientamento di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Attraverso il bando, che può contare su una dotazione di 20 milioni di euro, si mira a potenziare le competenze e le conoscenze STEM, favorendo un approccio costruttivo, aperto e consapevole nella selezione dei futuri percorsi formativi e professionali.

Il Fondo per la Repubblica Digitale è stato istituito nel 2021 per accompagnare l’Italia verso la transizione digitale. Si tratta di una partnership tra pubblico e privato sociale (Governo e Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio – Acri), che si muove nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e dall’FNC (Fondo Nazionale Complementare).

In via sperimentale per cinque anni (fino al 2026) il Fondo stanzia un totale di 350 milioni di euro.

Bando Polaris, come partecipare

Il bando “Polaris” vuole selezionare progetti per supportare studenti e studentesse nella fase di transizione fra i diversi cicli di studi.

Per questo il bando si rivolge esclusivamente a studenti iscritti al secondo e al terzo anno della scuola secondaria di I grado, oppure a studenti iscritti al terzo, quarto e quinto anno della scuola secondaria di II grado.

Le proposte possono essere presentate da soggetti privati non profit, in forma singola o in partnership costituite da massimo cinque soggetti.

Gli enti for profit possono essere coinvolti come partner per l’apporto di know-how nell’ambito dell’orientamento e formazione sulle materie STEM per una quota massima del 20% del contributo di progetto.

All’interno di ciascun progetto deve essere coinvolta almeno una scuola. Il numero di partner scolastici coinvolti non rientra nel computo del numero massimo dei soggetti del partenariato.

Il Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale ha stanziato in totale 20 milioni di euro. In funzione del target individuato, il plafond complessivo è ripartito tra il target “scuola secondaria di primo grado” con 5 milioni di euro e il target “scuola secondaria di secondo grado” con 15 milioni di euro.

Ogni progetto può essere sostenuto con un contributo minimo di 400 mila e un massimo di 1 milione di euro. C’è tempo fino al prossimo 7 giugno per partecipare al bando attraverso il portale Re@dy.

“Investire sull’orientamento dei giovani studenti significa impegnarsi per il futuro e la crescita di tutta la società italiana. Con il nuovo bando ‘Polaris’ vogliamo sostenere il miglior accesso possibile alla formazione per trasmettere una consapevolezza sia sulla rilevanza delle competenze STEM in quanto funzionali allo sviluppo dei talenti, che per le opportunità professionali di cui il Paese necessita. Essere uniti in questo obiettivo significa lavorare affinché la transizione digitale non diventi un’ulteriore forma di esclusione per il futuro del nostro Paese”, commenta Giovanni Fosti, Presidente del Fondo Repubblica Digitale.

Perché è necessario agire contro la carenza di professionisti nell’ambito STEM

Un tema che all’interno della trasformazione digitale e sostenibile dell’UE sta diventando sempre più cruciale. Secondo il Report 2030 Digital Decade della Commissione Europea, l’Europa soffre di una carenza di esperti ICT e laureati STEM, un fenomeno che presenta un ampio divario di genere: solo il 19% dei professionisti ICT sono donne, mentre solo una laureata su tre in materie STEM è donna.

Secondo lo stesso report, l’Italia è particolarmente indietro: nel nostro Paese, infatti, solo il 46% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali base – rispetto alla media europea del 54% – e solo l’1,5% dei laureati ha optato per un corso universitario in ambito ICT.

La percentuale di specialisti nel settore ICT e STEM sul totale dei dipendenti è solo del 3,9%, rispetto al 4,6% a livello europeo. Inoltre, l’analisi dei dati Eurostat mostra che tra i pochi laureati ed esperti in ambito ICT e STEM, le donne sono una minoranza: mentre gli uomini laureati in ambito STEM rappresentano il 24,5% sul totale dei laureati, questa percentuale scende al 14,5% per le donne.

In Italia la mancanza di laureati e, in particolare, di profili tecnici e di professionisti nell’ambito STEM ostacola lo sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano che lamenta una mancanza di esperti e, quindi, di forza lavoro.

La scarsa consapevolezza delle esigenze del tessuto economico e del panorama di scelte possibili comporta, inoltre, una distribuzione delle iscrizioni a percorsi di studio universitari che non rispecchia la composizione del fabbisogno di competenze specifiche richieste dal mercato del lavoro.

Il 57,3% dei giovani tra i 15 e i 28 anni, infatti, ignora quali siano le competenze professionali da sviluppare sia in relazione alla propria inclinazione sia con riferimento alle richieste del mondo del lavoro, tuttavia quasi il 40% dichiara di non aver mai fruito di alcun servizio di orientamento, il 13% ne ignora l’esistenza e un’ampia percentuale ritiene difficile il passaggio all’istruzione superiore.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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