L'ANALISI

La carenza di competenze colpisce tre quarti delle PMI europee: a rischio attività, digitalizzazione e trasformazione green

Una survey realizzata dal Parlamento Europeo sulla situazione delle competenze nelle PMI rileva che il 74% delle imprese ha problemi a trovare le giuste competenze o a trattenerle “in casa”. Una situazione che frena sia le attività produttive che gli investimenti nel digitale, ma anche la trasformazione ecologica delle aziende.

Pubblicato il 13 Set 2023

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Tre quarti delle PMI europee deve fare i conti con la carenza di competenze per almeno un ruolo all’interno della propria azienda: è quanto evidenzia l’Eurobarometro realizzato dal Parlamento Europeo sulle competenze specializzate nelle PMI.

Le indagini di Eurobarometro, ricordiamo, sono lo strumento ufficiale di sondaggio utilizzato dal Parlamento europeo, dalla Commissione europea e da altre istituzioni e agenzie dell’UE per monitorare regolarmente lo stato dell’opinione pubblica in Europa su questioni relative all’Unione Europea, nonché le posizioni su argomenti di natura politica o sociale.

Percentuale di PMI che hanno dichiarato di avere difficoltà a reperire le competenze necessarie.

Le PMI europee faticano a trovare (e a trattenere) le giuste competenze

Il 95% delle piccole e medie imprese che hanno preso parte all’indagine afferma che è molto (82%) o moderatamente (13%) importante per il proprio modello aziendale disporre di lavoratori con le giuste competenze.

Tuttavia, tre quarti delle aziende intervistate (il 74%) dichiara di aver problemi a trovare le giuste competenze per almeno una posizione lavorativa all’interno della propria azienda. Inoltre, 4 aziende su 5 dichiara che è generalmente difficile trovare le competenze di cui hanno bisogno.

E anche una volta trovate, le difficoltà non terminano: il 53% delle PMI intervistate ha infatti dichiarato di avere difficoltà a trattenere queste competenze in casa.

L‘Italia è tra i Paesi dove si avverte maggiormente questa difficoltà, con il 63% delle PMI rispondenti che riportano questo problema.

Percentuale di aziende che dichiarano di avere difficoltà a trovare o trattenere le giuste competenze in relazione alla gravità del problema avvertito.

La carenza di competenze frena le attività, la digitalizzazione e la transizione green

Questa situazione frena quasi due terzi (63%) delle aziende nelle loro attività commerciali generali.

Quasi la metà di esse (45%) afferma inoltre che la carenza di competenze ostacola i loro sforzi per adottare o utilizzare le tecnologie digitali e quattro PMI su dieci (39%) incontrano difficoltà a rendere più ecologiche le loro attività commerciali.

La carenza di competenze frena le attività, l’innovazione digitale e la trasformazione ecologica delle imprese.

La survey ha indagato anche sulla strategie di risposta delle imprese davanti lo skill mismatch. Quando devono affrontare una carenza di competenze, le PMI applicano già un’ampia serie di misure per trovare e trattenere i lavoratori.

Tra queste vi sono gli sforzi per utilizzare meglio i talenti all’interno dell’azienda (ad esempio, la mobilità del personale o la rotazione delle mansioni), strategia adottata dal 54% delle PMI italiane che hanno partecipato alla survey. Si tratta del secondo valore più alto dopo quello fornito dalle PMI della Grecia (64%).

Le PMI italiane investono molto in formazione, ma hanno difficoltà a individuare i giusti percorsi

Altre strategie di risposta individuate riguardano maggiori investimenti nella formazione o l’aumento dell’attrattiva dei posti di lavoro in termini di benefici finanziari e/o non finanziari.

Le piccole e medie imprese del nostro territorio risultano anche tra quelle che maggiormente investono in formazione, con una soglia del 47% dei rispondenti. Tuttavia, riportano anche una discreta difficoltà nell’individuazione dei giusti percorsi di formazione: il 51% dei rispondenti italiani ha infatti giudicato “molto” o “modernamente difficile” individuare i percorsi di formazione appropriato.

Infine, i risultati hanno evidenziato anche la scarsa capacità delle PMI di alcuni Paesi dell’UE nel colmare queste mancanze di competenze con talenti provenienti da Paesi extra-UE.

In Italia, la mancanza di esperienza in questo tipo di assunzioni è la ragione più citata per giustificare questa mancata opportunità.

Per facilitare l’assunzione di personale con le competenze richieste, le piccole e medie imprese affermano di aver bisogno di:

  • una migliore collaborazione con i servizi pubblici per l’impiego (58%)
  • migliori strumenti per valutare le competenze dei candidati (49%)
  • migliori strumenti per valutare il fabbisogno di competenze dell’impresa (46%)
  • procedure più semplici per il riconoscimento delle qualifiche estere (38%)

Gli sforzi europei a sostegno delle competenze e delle PMI

I risultati giungono lo stesso giorno in cui la Commissione presenta una serie di iniziative per il sostegno alle piccole e medie imprese volte a far crescere la forza lavoro qualificata grazie alle azioni di formazione previste dai partenariati su vasta scala nell’ambito del patto europeo per le competenze e ad altre iniziative tese a soddisfare il fabbisogno di competenze delle piccole e medie imprese.

Il tema delle competenze è, inoltre, uno dei pilastri portanti della strategia europea per la trasformazione digitale ed è al centro di diversi programmi e iniziative elaborate dalle istituzioni europee, tra cui l’agenda per le competenze per l’Europa e il patto per le competenze che, ad oggi, hanno aiutato imprese e lavoratori di tutta Europa (attualmente 2 milioni di persone) a progredire nella formazione.

Sono circa 65 i miliardi di euro che l’UE ha messo a disposizione per sostenere programmi di formazione e istruzione, finalizzati al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo del decennio digitale europeo: coinvolgere ogni anno almeno il 60% degli adulti dell’UE in percorsi di formazione.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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