Recovery Plan: Patuanelli anticipa i progetti del Ministero dello Sviluppo Economico per rilanciare l’industria

Potenziamento degli incentivi per industria 4.0 e allargamento dei beni agevolati, politiche per il reshoring, un sistema di trasferimento tecnologico più vicino al modello del Fraunhofer tedesco. Questi e molti altri sono i progetti che il Ministero dello Sviluppo Economico sta mettendo a punto per sfruttare le risorse che arriveranno in Italia dal Recovery Fund europeo. Nell’articolo le anticipazioni date Ministro Patuanelli nell’audizione alla Camera.

Pubblicato il 10 Set 2020

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Prendono gradualmente forma i progetti che il Governo ha intenzione di realizzare con le risorse che l’Italia avrà a disposizione tra Recovery Fund europeo e legge di bilancio. E il cantiere delle idee su cui sta lavorando il Ministero dello Sviluppo Economico è particolarmente ricco: si parla si un set di progetti il cui valore complessivo sarebbe di 153 miliardi di euro, di cui una fetta importante – circa 60 miliardi – andrebbe a Transizione X.0 e al rinnovo dei superbonus per l’edilizia.

Ma che cosa c’è esattamente in questo cantiere? Ne ha parlato il ministro Stefano Patuanelli nel corso di un intervento in audizione davanti alla Commissione Attività Produttive della Camera, incentrato proprio sui progetti che il suo Ministero sta mettendo a punto all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza le cui Linee Guida sono appena state approvate dal Ciae, il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei a cui è affidata poi la selezione dei progetti da presentare alla Commissione Europea.

Ma prima di tutto, seguendo proprio i chiarimenti di Patuanelli, è utile fare un po’ di chiarezza sulla roadmap che dovrà essere seguita dall’Italia per accedere alle ingenti risorse – circa 209 miliardi tra prestiti e trasferimenti – che le verranno assegnate.

Le Linee Guida, cioè la “cornice” entro il quale dovranno essere formulati tutti i progetti dei vari Ministeri, saranno oggetto di un confronto con il Parlamento fino al prossimo 15 ottobre, data in cui potranno essere presentate alla Commissione Europea. A quel punto l’organismo comunitario (che, ricordiamo, deve ancora definire in modo puntuale come dovranno essere utilizzate le risorse europee) discuterà le stesse Linee Guida con il Governo, in modo che si possa stilare e consegnare i progetti concreti entro la fine del 2020, condizione necessaria per ricevere un prefinanziamento (pari al 10% delle risorse destinate) che “dovrebbe essere versato nel primo semestre del 2021“, come spiega Patuanelli.

I soldi che l’Italia riceverà saranno inoltre erogati in due tranche: il 70% tra il 2021 e il 2022 ed il restante 30% nel 2023.

Pilastri, criteri e aree di intervento

Durante l’audizione di fronte alla Commissione Attività Produttive della Camera il Ministro Patuanelli ha dapprima definito “i due grandi temi” che il Ministero dello Sviluppo Economico vuole mettere al centro del dibattito nella costruzione dei progetti, ovvero “la crescita sostenibile e inclusiva” e “la centralità dell’impresa”.

Da questi punti di partenza si passa ai pilastri della politica industriale che il Ministero intende perseguire:

  • Trasformazione digitale e innovazione del sistema produttivo (che sono oltretutto i due indirizzi già indicati dalla Commissione Europea per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund)
  • Rafforzamento della competitività di filiera (“potenziare la filiera significa agire anche a sostegno della piccola impresa che ne sta alla base”, sottolinea Patuanelli)
  • Potenziamento dei settori rilevanti
  • Riqualificazione green del sistema produttivo (“non è più tollerabile uno sviluppo industriale che non tenga in considerazione le necessità di rispetto ambientale e di salute dei cittadini”)
  • Finanziamento e supporto a start up e PMI
  • Rilancio delle aree in ritardo di sviluppo
  • Investimenti in capitale umano e formazione professionale (“dobbiamo garantire un supporto all’impresa che, oltre a fare innovazione, ha bisogno di chi sa coglierne le opportunità all’interno delle linee produttive: non penso solo ai lavoratori ma anche all’imprenditore che non ha personale specificamente preparato su questi temi”)

I criteri che sono stati seguiti dal Ministero per individuare le aree di impatto sono tre: “trovare poche aree ma ad alto impatto”; “semplificazioni degli strumenti” (cercando, quindi, di potenziare ciò che l’imprenditore già conosce affinché vi possa accedere più facilmente); “focus su execution e certezza dei tempi”.

Su quest’ultimo punto Patuanelli sottolinea che “non bisogna spendere i soldi, ma investirli, prevedendo un arco temporale ben definito e ristretto per farli arrivare a terra”.

Le “tre macroaree” entro il quale si collocano i progetti su cui è al lavoro il Ministero dello Sviluppo Economico, come già annunciato da Patuanelli, sono:

  • Supporto alla transizione digitale e all’innovazione
  • Supporto all’innovazione verde
  • Attrattività e rafforzamento del sistema produttivo

Da Industria 4.0 al trasferimento tecnologico: i progetti del Ministero

Come si è detto, per ciascuna di queste tre aree sono stati individuati una serie di progetti e obiettivi. Progetti che, nel corso dell’audizione, il Ministro Patuanelli riassume in uno “schema preliminare” che dovrà ancora essere approfondito e declinato in schede puntuali.

Per quanto riguarda il tema di Industria 4.0, ribattezzato “Transizione X.0” già nelle Linee Guida del Recovery Plan “perché anche il 4.0 è forse ormai già superato dai tempi”, l’intento è “rafforzare il pacchetto di Transizione 4.0 con un incremento delle aliquote del credito d’imposta” sugli investimenti, oltre che con l’innalzamento dei massimali di spesa e un ampliamento “delle tipologie di beni materiali e soprattutto immateriali che possono avere accesso alla misura”.

La misura, come già ripetuto più volte da Patuanelli, sarà resa strutturale (l’orizzonte di cui si parla è almeno triennale, con una previsione di spesa monstre di circa 60 miliardi di euro, cioè 12 all’anno per 5 anni in luogo dei 7 stanziati per questo 2020, ndr), perché “è fondamentale che vi sia la certezza  della durata dello strumento: in questo modo l’imprenditore può pianificare gli investimenti basandosi sulla programmazione economica dell’impresa almeno nel triennio”.

Sempre sul fronte dell’innovazione, anche gli investimenti in Ricerca & Sviluppo continueranno ad essere incentivati, con un focus dedicato alle “tecnologie non ancora mature” (Intelligenza Artificiale, Quantum Computing, High Performance Computing, Blockchain ecc.). “Riteniamo di dover rafforzare gli strumenti in favore della R&S e delle tecnologie emergenti”, ha detto il Ministro, che prima della pausa estiva aveva lanciato l’idea di un Piano Impresa 4.0 Plus per incentivare proprio l’utilizzo delle tecnologie di frontiera.

Il Ministro dedica anche un approfondimento al tema del trasferimento tecnologico in Italia, i cui protagonisti sono centri come i Digital Innovation Hub e i Competence Center, in cui le nuove tecnologie possono essere conosciute e testate prima di implementarle in azienda. “Dobbiamo fare un percorso di avvicinamento al concetto del Fraunhofer tedesco, che funziona”, ha dichiarato Patuanelli, venendo incontro alle critiche di chi (come l’ex sindacalista Marco Bentivogli, che ha lanciato la proposta di una Rete Nazionale dell’Innovazione basata proprio sul modello tedesco) chiede che non si prevedano solo interfacce tra l’azienda che ha bisogno di innovazione e la società capace di erogargliela.

Quello del Fraunhofer “è probabilmente ancora un modello di riferimento non raggiungibile in brevissimi tempi nel nostro Paese”, sottolinea però il Ministro, “perché la dimensione aziendale tedesca è diversa di quella media dell’azienda italiana”. Il percorso però sembra tracciato: “attraverso i grandi campioni italiani e le filiere che funzionano, attraverso uno strumento orizzontale che comprenda tutta la parte di Ricerca & Sviluppo che le grandi aziende fanno e trasmettono alla piccola impresa, riusciamo a implementare le politiche di trasferimento tecnologico per garantire che i sistemi produttivi facciano il necessario salto di competitività”, ha spiegato Patuanelli.

Sempre in tema di digitale e innovazione, Patuanelli ricorda la necessità di intervenire sul “sistema delle competenze”, sul supporto alla domanda dei servizi digitali e sulle infrastrutture, in primis la banda ultra larga: “è dovere del Paese garantire a tutte le imprese e ai cittadini una connessione alla rete certa, sicura e veloce, altrimenti non può dispiegarsi tutto il nostro progetto”, dice.

C’è poi tutto il discorso relativo alla transizione verde, dominato in questi mesi dalla novità del Superbonus al 110% per alcuni interventi di efficientamento energetico. Su questo strumento è prevista “la circolazione dei crediti, la stabilizzazione per un triennio dopo il 2021 e, dopo un monitoraggio del suo funzionamento nei prossimi mesi, anche una eventuale rimodulazione dei paletti agli interventi edilizio, che hanno bisogno di una verifica rispetto all’effettivo tiraggio della misura”. Anche per il Sismabonus “solo una proroga dei tempi potrà portare ad un effetto concreto”, perché la tipologia di lavori interessati è “legata quasi sempre all’ottenimento di un permesso a costruire, con tempi di istruttoria più lunghi”.

In ambito energetico Patuanelli dedica uno specifico ragionamento alla risorsa dell’idrogeno che, se ben sfruttata, “può portare ad un cambio reale di paradigma nel modo in cui si trasporta e viene fatto lo stoccaggio dell’energia paragonabile all’avvento degli smartphone per la telefonia”.

Il Ministro ricorda che il pacchetto sugli IPCEI (gli Importanti progetti di interesse comune europeo che, oltre all’idrogeno, riguardano le batterie e la microelettronica) è stato finanziato con 950 milioni di euro per il 2021, perché “l’obiettivo è arrivare a pareggiare gli importi che gli altri Paesi europei stanno investendo sull’idrogeno”. L’Italia infatti “punta ad essere il primo polo di produzione per l’elettrolisi di idrogeno ed essere punto di partenza per la distribuzione dell’energia in Europa”. Il nostro Paese potrebbe inoltre diventare soggetto capofila di una delle parti del progetto IPCEI sull’idrogeno: sull’argomento sono in corso, annuncia Patuanelli, “interlocuzioni con Le Maire e Altmaier” (Ministri dell’economia rispettivamente di Francia e Germania).

Altri temi centrali su cui si stanno costruendo i progetti del Ministero dello Sviluppo Economico sono l’economia circolare, la mobilità e l’Automotive, l’attrattività ed il rafforzamento del sistema produttivo (da perseguire con politiche di reshoring “per attrarre investimenti dall’estero e riportare in Italia le produzioni delocalizzate”).

Dopo aver ricordato l’intento di introdurre, con un pacchetto di misure, “strumenti di rafforzamento patrimoniale per consentire un maggiore accesso al credito per l’impresa”, Patuanelli conclude spiegando una misura di filiera allo studio: “la possibilità per le imprese che fanno parte di una filiera di avere il rating d’impresa della capofila”.

Aggiornamento

Aggiornamento – Sono stati resi noti i progetti (titoli e cifre) di tutti i ministeri. Li trovate nell’articolo seguente

Recovery Fund, il Ministero dello Sviluppo Economico chiede 60 miliardi per il piano Transizione 4.0

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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