Smart city: un nuovo mondo anche per le aziende, tra tecnologie di rete, Digital twin e cybersecurity

Le Smart city rappresentano un ambiente di innovazione e di servizi non solo per i cittadini, ma anche per le aziende che vi operano o a cui fanno riferimento. Il 2022 questo mercato ha registrato una crescita del 23% anche grazie all’assegnazione dei primi fondi legati al PNRR. I numeri e le previsioni dell’Osservatorio Smart city del Politecnico di Milano

Pubblicato il 03 Mag 2023

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Le Smart city sono un nuovo mondo, e un grande settore applicativo, per molte tecnologie digitali e di automazione. Con soluzioni Digital twin, cybersecurity e interoperabilità dei sistemi in prima fila come trend di sviluppo.

Le città intelligenti sono e saranno un nuovo ambiente di innovazione, di servizi evoluti e interconnessi non solo per i cittadini che le abitano e le vivono, ma anche per le aziende che vi operano o a cui fanno riferimento.

Il 40% dei comuni al di sopra dei 15 mila abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart city nel 2022, il 20% in media se si considerano tutti i comuni italiani. Per esempio, il progetto Milano Smart City Alliance, focalizzato sull’area del capoluogo lombardo, prevede e offre nuovi servizi digitali anche per le imprese, a partire dalle tecnologie per la cyber-sicurezza. Essendo basate proprio su sistemi e reti digitali, uno dei pilastri che le tiene in piedi è proprio un’adeguata e sempre aggiornata sicurezza informatica.

Ci sono poi progetti di smart mobility, smart building, e analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città, tutti ambiti che hanno grande potenziale per lo sviluppo di soluzioni connesse e integrate. Mentre le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta una grande opportunità per sviluppare progetti smart nelle aree urbane e nel territorio: i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 17 miliardi di euro nel 2022, e l’82% dei comuni ha in programma investimenti finanziati con fondi del PNRR, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione.

Sono alcune delle evidenze che emergono dal report sul settore realizzato dall’Osservatorio Smart city della School of Management del Politecnico di Milano, presentato nelle aule dell’ateneo milanese e anche in streaming online. Secondo i numeri di questo scenario, il 2022 è stato un anno positivo per il mercato della Smart City, che ha avuto una crescita molto forte, +23% in un anno, a 900 milioni di euro di giro d’affari complessivo. Un balzo dovuto anche – appunto – all’assegnazione dei primi fondi legati al PNRR.

A pesare di più sono applicazioni ormai consolidate, come l’illuminazione pubblica (per il 24% del mercato totale), la smart mobility (21%), lo smart metering (i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di luce, gas, acqua) insieme allo smart building (12%). Crescono, proprio grazie ai fondi del PNRR, anche soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili.

Progetti destinati ad aumentare in futuro

Quasi tutte le amministrazioni che hanno avviato progetti negli ultimi anni (il 90%), vuole continuare a investire in nuove iniziative per la Smart city. “Un dato che indica un alto grado di soddisfazione rispetto ai risultati ottenuti o, in ogni caso, una volontà di sviluppare e approfondire ancora di più il percorso intrapreso”, rileva Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. Sono progetti destinati ad aumentare in futuro: il 41% dei comuni prevede infatti di voler investire in iniziative di Smart city nel prossimo triennio. L’anno scorso questa quota era pari al 33%.

Molti dei comuni italiani hanno già compreso le potenzialità di questa rivoluzione “e hanno iniziato a introdurre progetti di Smart city”, sottolinea Claudio Guerrini, Smart services director in Edison Next: “i riscontri, però, indicano che il valore della Smart city è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni”.

Sviluppare la cultura dell’innovazione

L’aumento delle progettualità e dell’interesse per sviluppi futuri della Smart city è sicuramente un segnale molto positivo. “Esistono però dei punti di attenzione che impediscono veri salti di qualità”, fa notare Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart city.
Che sottolinea: “spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare applicazioni ‘smart’ quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione”.

Per liberare il potenziale dei progetti di Smart city è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati e interoperabili.

“L’interoperabilità dei sistemi è e sarà un requisito essenziale per lo sviluppo di queste tecnologie e applicazioni”, rimarca Fabio Santomauro, responsabile Business development di A2A Smart City, “non bisogna costruire delle soluzioni a compartimenti stagni, a singoli silos tecnologici, ma creare reti e dispositivi in grado di integrarsi tra loro, aggiungere nuove funzionalità, arricchirsi e migliorarsi in maniera strutturale”.

Meno ostacoli per l’analisi e l’uso dei dati

Per fare questo, “è importante fare squadra”, aggiunge Martina Simoni, manager Marketing globale in Enel X Global Retail, “occorre mettere insieme risorse e progetti del settore pubblico e del mondo privato e delle imprese”. Nel 2022 si assiste a un’importante riduzione degli ostacoli alla valorizzazione dei dati da parte dei comuni italiani: diminuiscono i problemi legati alla mancanza di competenze (-22% rispetto al 2021), alla comprensione del valore generato (-20%) e alla carenza di adeguati sistemi digitali (-27%).

Si delinea quindi un cambio di rotta rispetto a quanto registrato finora, come dimostra il crescente numero di comuni che si ritiene soddisfatto rispetto a quanto già fatto in termini di analisi e valorizzazione dati (18% del totale, con un +11% rispetto al 2021).

Fondi PNRR e impatto sul mercato Smart city

Ammontano a 17 miliardi di euro i fondi PNRR con potenziale impatto sul mercato Smart city dei prossimi anni. Di questi, 3 miliardi rientrano nella Missione 1, relativa alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, al cui interno trovano posto diversi interventi che abilitano la Smart city.

A livello di finanziamenti, gran parte del potenziale ‘smart’ del PNRR deriva dalla Missione 2, relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica, in cui 11 miliardi di euro sono destinati a soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart Land. Tra queste, spiccano interventi per il monitoraggio integrato del territorio, per la riduzione dei rischi idrogeologici e per la creazione di comunità energetiche, specialmente nei centri urbani con meno di 5mila abitanti.

Sopperire alla carenza di competenze

La Missione 5 del PNRR prevede finanziamenti ad hoc per le città: 2,5 miliardi di euro sono destinati ai Piani Urbani Integrati, un intervento che punta a migliorare le periferie di 14 Città Metropolitane, creando nuovi servizi per i cittadini e digitalizzando le infrastrutture per trasformare le aree più vulnerabili in realtà intelligenti e sostenibili. Infine, un miliardo di euro sarà destinato a progetti di rigenerazione urbana.

“Il potenziale dei progetti previsti dal Piano è ambizioso”, osserva Alessandro Cantelli, dirigente del settore Transizione digitale del Comune di Parma, “ma nei prossimi anni i comuni dovranno gestire coscienziosamente le risorse, sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, oltre a rispettare le scadenze imposte”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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