La formazione non è un costo ma un investimento

Al centro del World Manufacturing Forum di Cernobbio le prospettive del lavoro nell’era della Manifattura 4.0. L’opinione di Esther Lynch della Federazione dei sindacati europei, e di Renate Hornung-Draus, direttore della Bda, la Federazione delle associazioni dei lavoratori tedeschi.

Pubblicato il 26 Set 2019

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Big data, robotica e intelligenza artificiale per una giornata sono rimasti ai margini di Villa Erba, il centro congressi di Cernobbio che in questi giorni ospita il World Manufacturing Forum 2019 (WMF2019): al centro del cambiamento e dell’innovazione ci sono le persone, i lavoratori in carne e ossa.

Molti, tra giovani studenti in procinto di lasciare le aule, e operatori con anni di impiego alle spalle, sono disorientati sul futuro del loro lavoro, le competenze stanno cambiando rapidamente, l’automazione sostituisce, e sposterà ancora di più negli anni a venire, molti ruoli e funzioni finora svolti dagli umani.

Per questo, il Forum della Manifattura che si sta svolgendo sul lago di Como prova a intercettare prospettive e tendenze del mondo del lavoro che verrà e Esther Lynch, vice segretario generale della Federazione dei sindacati europei, taglia subito corto: “aziende, imprenditori e lavoratori devono convincersi una volta per tutte che la formazione professionale non è un costo da sopportare, ma va considerato a tutti gli effetti un investimento da portare avanti”.

La sindacalista inglese impegnata in Europa fa poi notare che “il training per stare al passo con la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale non riguarda solo i Millennials, ma anche noi cinquantenni, e per formare generazioni diverse servono strategie e iniziative diverse”.

Personalizzare anche la formazione

C’è quindi una questione di ‘customization‘, di personalizzazione, non solo dei prodotti richiesti dal mercato ma anche della formazione, ancora tutta da sviluppare. E questo è un settore sul quale ci può essere collaborazione e contaminazione a livello internazionale, ma misure e risposte concrete devono arrivare da chi governa e amministra nei singoli Paesi.

Secondo Lynch, governi, istituzioni, imprese e sindacati devono creare le basi affinché le persone (di ogni generazione) si sentano “safe”, sicure, nell’affrontare qualcosa di nuovo. Non indica una ricetta precisa, ma l’obiettivo deve essere quello: l’innovazione non deve minare l’equilibrio e la stabilità sociale, e dei singoli individui.

Una questione spinosa, e già in tanti hanno sottolineato lo squilibrio tra le enormi ricchezze accumulate da chi controlla gli strumenti e le piattaforme tecnologiche, e il lavoro nuovo ma precario, e spesso mal pagato, generato da App e eCommerce.

Sostenere i nuovi modelli di business

“Bisogna governare questo processo generando compatibilità tra tre fattori fondamentali per il futuro delle nostre società: economico, sociale, ambientale”, rimarca Alberto Ribolla, presidente di World Manufacturing Foundation, la Fondazione che organizza il convegno di Cernobbio.

“Cosa devono fare le istituzioni per aiutare i cittadini e le imprese nell’affrontare il cambiamento?”, si chiede, sul palco del Forum, Fabrizio Sala, vicepresidente di Regione Lombardia. E prova a rispondere: “devono sostenere i nuovi modelli industriali e i nuovi modelli di Business che si vanno affermando, creando nuove opportunità che sostituiscono quelle che si chiudono e restano alle spalle. Settore pubblico e privato devono continuare a cooperare, creando sinergie, ispirandosi anche alle best practices a livello internazionale. Ma in tema di innovazione e Manifattura 4.0 la Lombardia è tra le prime quattro regioni europee che rappresentano i motori del cambiamento”.

Il vecchio libro e il nuovo tablet

La Digital transformation richiede nuove competenze e specializzazione crescente, ma “i nuovi profili professionali non sono e non possono essere solo dei super-tecnici, funziona molto meglio invece un calibrato mix di skills tecnologici e conoscenze generaliste. Insomma, le vecchie e solide basi umanistiche, pilastro della nostra cultura nazionale, non tramontano”, fa notare Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e responsabile scientifico della World Manufacturing Foundation.

“L’istruzione scolastica sta andando nella direzione sbagliata”, ammonisce Renate Hornung-Draus, direttore della Bda, la Federazione delle associazioni dei lavoratori tedeschi, perché “non serve e non basta dare un tablet a un bambino per renderlo un cittadino e un lavoratore del futuro. Senza contenuti e percorsi adeguati non otteniamo un piccolo genio ma solo uno stupido”.

E anche Renate Hornung-Draus fa riferimento a un processo che abbraccia più generazioni: “la vera sfida è valorizzare il contributo di tutte le generazioni di lavoratori, non solo dei Millennials. Occorre creare il giusto mix di competenze e conoscenze che si ottiene facendo lavorare insieme, a facendo contaminare, generazioni diverse”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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