Big data, robotica e intelligenza artificiale per una giornata sono rimasti ai margini di Villa Erba, il centro congressi di Cernobbio che in questi giorni ospita il World Manufacturing Forum 2019 (WMF2019): al centro del cambiamento e dell’innovazione ci sono le persone, i lavoratori in carne e ossa.
Molti, tra giovani studenti in procinto di lasciare le aule, e operatori con anni di impiego alle spalle, sono disorientati sul futuro del loro lavoro, le competenze stanno cambiando rapidamente, l’automazione sostituisce, e sposterà ancora di più negli anni a venire, molti ruoli e funzioni finora svolti dagli umani.
Per questo, il Forum della Manifattura che si sta svolgendo sul lago di Como prova a intercettare prospettive e tendenze del mondo del lavoro che verrà e Esther Lynch, vice segretario generale della Federazione dei sindacati europei, taglia subito corto: “aziende, imprenditori e lavoratori devono convincersi una volta per tutte che la formazione professionale non è un costo da sopportare, ma va considerato a tutti gli effetti un investimento da portare avanti”.
La sindacalista inglese impegnata in Europa fa poi notare che “il training per stare al passo con la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale non riguarda solo i Millennials, ma anche noi cinquantenni, e per formare generazioni diverse servono strategie e iniziative diverse”.
Personalizzare anche la formazione
C’è quindi una questione di ‘customization‘, di personalizzazione, non solo dei prodotti richiesti dal mercato ma anche della formazione, ancora tutta da sviluppare. E questo è un settore sul quale ci può essere collaborazione e contaminazione a livello internazionale, ma misure e risposte concrete devono arrivare da chi governa e amministra nei singoli Paesi.
Secondo Lynch, governi, istituzioni, imprese e sindacati devono creare le basi affinché le persone (di ogni generazione) si sentano “safe”, sicure, nell’affrontare qualcosa di nuovo. Non indica una ricetta precisa, ma l’obiettivo deve essere quello: l’innovazione non deve minare l’equilibrio e la stabilità sociale, e dei singoli individui.
Una questione spinosa, e già in tanti hanno sottolineato lo squilibrio tra le enormi ricchezze accumulate da chi controlla gli strumenti e le piattaforme tecnologiche, e il lavoro nuovo ma precario, e spesso mal pagato, generato da App e eCommerce.
Sostenere i nuovi modelli di business
“Bisogna governare questo processo generando compatibilità tra tre fattori fondamentali per il futuro delle nostre società: economico, sociale, ambientale”, rimarca Alberto Ribolla, presidente di World Manufacturing Foundation, la Fondazione che organizza il convegno di Cernobbio.
“Cosa devono fare le istituzioni per aiutare i cittadini e le imprese nell’affrontare il cambiamento?”, si chiede, sul palco del Forum, Fabrizio Sala, vicepresidente di Regione Lombardia. E prova a rispondere: “devono sostenere i nuovi modelli industriali e i nuovi modelli di Business che si vanno affermando, creando nuove opportunità che sostituiscono quelle che si chiudono e restano alle spalle. Settore pubblico e privato devono continuare a cooperare, creando sinergie, ispirandosi anche alle best practices a livello internazionale. Ma in tema di innovazione e Manifattura 4.0 la Lombardia è tra le prime quattro regioni europee che rappresentano i motori del cambiamento”.
Il vecchio libro e il nuovo tablet
La Digital transformation richiede nuove competenze e specializzazione crescente, ma “i nuovi profili professionali non sono e non possono essere solo dei super-tecnici, funziona molto meglio invece un calibrato mix di skills tecnologici e conoscenze generaliste. Insomma, le vecchie e solide basi umanistiche, pilastro della nostra cultura nazionale, non tramontano”, fa notare Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e responsabile scientifico della World Manufacturing Foundation.
“L’istruzione scolastica sta andando nella direzione sbagliata”, ammonisce Renate Hornung-Draus, direttore della Bda, la Federazione delle associazioni dei lavoratori tedeschi, perché “non serve e non basta dare un tablet a un bambino per renderlo un cittadino e un lavoratore del futuro. Senza contenuti e percorsi adeguati non otteniamo un piccolo genio ma solo uno stupido”.
E anche Renate Hornung-Draus fa riferimento a un processo che abbraccia più generazioni: “la vera sfida è valorizzare il contributo di tutte le generazioni di lavoratori, non solo dei Millennials. Occorre creare il giusto mix di competenze e conoscenze che si ottiene facendo lavorare insieme, a facendo contaminare, generazioni diverse”.