World Economic Forum: le 10 mosse per rendere più competitiva l’Europa, e le sue aziende

L’Europa deve seguire una nuova ambizione: competere per la leadership nell’innovazione a livello mondiale. Gli esperti del World Economic Forum e di McKinsey hanno proposto a Davos un elenco di 10 cose da fare per rendere l’Europa e le sue imprese più innovative su scala globale. Tra le 10 priorità la protezione dei dati, ma anche la formazione e la riqualificazione.

Pubblicato il 23 Gen 2019

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Dieci mosse, dieci strategie precise, per rendere più competitiva e innovativa l’Europa, e di conseguenza le sue aziende, sullo scenario globale. Le hanno tracciate gli esperti del World Economic Forum (Wef), in collaborazione con quelli di McKinsey, e le hanno illustrate oggi nel corso del Summit economico che si sta svolgendo in Svizzera a Davos.

“L’Europa deve seguire una nuova ambizione: competere per la Leadership nell’innovazione a livello mondiale. Può riuscirci, anche se in diversi ambiti deve recuperare un ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina, poggiando sulle fondamenta e sfruttando i propri punti di forza”, rimarca Borge Brende, presidente del World Economic Forum.

Che mette in guardia: “ma l’Europa non può competere a livello planetario semplicemente imitando strategie, mosse e ‘ingredienti’ della concorrenza, per ottenere una ricetta finale di successo. Non è cresciuta come hanno fatto le grandi aziende di piattaforme tecnologiche, soprattutto americane e cinesi, che negli ultimi anni sono venute a dominare la tecnologia e catturare grandi quote di mercato. Per competere a livello globale, l’Europa, e le sue aziende, devono raggiungere una scala globale”.

Le 10 mosse per un’Europa più innovativa

Gli analisti economici e gli specialisti del World Economic Forum, e di McKinsey, propongono in sostanza un nuovo modello d’innovazione, basato su 10 pilastri e linee guida. Ecco quali sono:

1. Un ‘approccio pan-europeo‘, non frammentato, ma coeso, unitario

2. Forte collaborazione tra imprese già consolidate e Startup

3. Finanziamento dell’innovazione o, all’inglese, Innovation funding

4. Abilitare all’innovazione i governi e le istituzioni pubbliche, nel segno dell’eGov

5. Sviluppare l’accesso e la protezione dei dati

6. Sostenere e valorizzare i talenti imprenditoriali

7. Formazione, riqualificazione e aggiornamento professionale nel settore digitale

8. Promuovere le diversità di genere nel campo economico e tecnologico

9. Sviluppare infrastrutture digitali e interoperabilità

10. Armonizzare legislazione, norme e Standard operativi

“Gli ecosistemi europei dell’innovazione stanno crescendo rapidamente, e l’Europa di recente ha adottato anche misure lungimiranti per plasmarne il futuro, come ad esempio la normativa Gdpr dell’anno scorso in materia di protezione dei dati, è stato un passo significativo dell’Unione europea verso un ecosistema omogeneo e unitario in cui operare”, fa notare Martina Larkin, Head of Regional Agenda, Europe and Eurasia, del World Economic Forum.

Che rileva: “questo è un anno importante per l’Europa. Una nuova Commissione europea, dopo le elezioni del prossimo maggio, definirà un nuovo ordine del giorno, anche in tema di innovazione, per un’Unione europea che può apparire molto diversa dal passato. Auspichiamo che questi “dieci punti” strategici su cui focalizzarsi possano portare anche a discussioni e azioni che guideranno la leadership globale dell’Europa nell’innovazione”.

Sfide, ostacoli, ritardi, opportunità

Sul tavolo, delle istituzioni, ma anche di manager e imprenditori, ci sono però diverse sfide da affrontare, ritardi da colmare, e soluzioni da mettere in pratica. Non lo nascondono, anzi, lo denunciano, anche gli analisti del World Economic Forum e di McKinsey.

L’Europa è in ritardo nel settore digitale, rispetto a Washington e Pechino, ed è in ritardo anche negli investimenti in nuove tecnologie, come l’Intelligenza artificiale, settore nel quale ha catturato solo l’11% delle risorse globali tra investimenti aziendali e Venture capital nel 2016, rispetto al 50% degli Stati Uniti, e al 39% in Cina. “Le Startup europee hanno spesso difficoltà a raggiungere le dimensioni di un’azienda e un’attività più consolidate e sviluppate, mentre il talento imprenditoriale rimane una risorsa scarsa, frenato e poco valorizzato per svariati fattori”, osserva Klaus Hommels, fondatore e amministratore delegato di Lakestar Advisors, società tedesca di consulenza aziendale, intervenendo ai lavori del Forum economico a Davos.

Per molti versi i mercati europei rimangono frammentati, nonostante gli sforzi compiuti a livello comunitario per completare il progetto del mercato unico, e gli investimenti in Ricerca e Sviluppo non sono distribuiti in modo uniforme: il 90% dei finanziamenti fa capo a soli 8 Stati membri dell’Unione Europea su 28 totali.

Un impatto enorme sulle imprese

Le imprese europee innovative devono poi far fronte alla concorrenza globale per accaparrarsi e valorizzare il talento tecnico e imprenditoriale, con un proiezioni di 760 mila posti di lavoro specializzato che resteranno vacanti, da qui al 2020, per mancanza di figure professionali adeguate.

Internet of Things nelle aziende, uso massiccio di tecnologie in rete e mobili, smartphone e tablet come attrezzi del mestiere. Anche negli stabilimenti, nelle linee di produzione, in quelle della fornitura e della logistica. Tutto ciò significa un’evoluzione importante anche per le attività pratiche e quotidiane dei lavoratori. Dagli operai specializzati ai responsabili di area, dai tecnici degli impianti ai magazzinieri. E porta una profonda trasformazione anche nell’organizzazione del lavoro e dell’azienda.

Non a caso, proprio il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, Klaus Schwab, nel suo libro ‘La quarta rivoluzione industriale‘, pubblicato in Italia da FrancoAngeli, rileva: “le tecnologie alla base della quarta rivoluzione industriale stanno avendo un impatto enorme sulle modalità attraverso le quali le aziende sono gestite, organizzate e alimentate», e questo impatto «renderà necessario riconsiderare il ruolo del leader e la struttura dell’intera organizzazione”.

Innovare significa trasformare

Klaus Schwab

Il fondatore del World Economic Forum rimarca: “le organizzazioni che avranno successo trasformeranno con sempre maggiore frequenza le loro strutture gerarchiche in modelli più collaborativi, fondati sulla creazione di Network”. In pratica, le aziende saranno organizzate attorno a Team dislocati in diverse aree, lavoratori che operano da remoto e gruppi di lavoro dinamici, tra cui avrà luogo un continuo scambio di dati e informazioni su mansioni o attività in cui si è impegnati.

“Tutti questi cambiamenti e nuove prospettive creeranno ampie opportunità per coloro che accetteranno le sfide”, sottolinea Schwab: “molti apprenderanno o adotteranno con entusiasmo nuove competenze e nuovi modi di pensare, e si reinventeranno più è più volte. Altri si troveranno un po’ disorientati e in difficoltà a restare al passo con l’innovazione. Altri ancora opporranno resistenza al cambiamento. Nessuno di questi atteggiamenti è nuovo, e le imprese sanno come affrontarli, attraverso la formazione, la comunicazione, il Change management”.

Ma, fuori dalle aziende, tocca anche alle istituzioni, alla politica, alle organizzazioni internazionali, come rilevano in questi giorni anche dal Forum di Davos: all’Europa serve compattarsi se vuole arrivare a guidare l’innovazione mondiale.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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