automazione industriale

La proposta tecnologica di Rockwell Automation per la manifattura del futuro

Quali sono i temi e le tecnologie su cui Rockwell Automation sta lavorando per tracciare il futuro dell’innovazione industriale e rendere reale il paradigma della Connected Enterprise? Ne abbiamo parlato con Francesco Nanni, Software and control manager dell’azienda.

Pubblicato il 11 Ott 2023

Rockwell Automation


Personalizzazione, sostenibilità, servitizzazione e interoperabilità delle tecnologie, ma anche uso dell’intelligenza artificiale e sostenibilità: nel percorso che sta portando verso l’Industria 5.0 alcuni dei trend già emersi con Industria 4.0 continueranno ad essere sempre più rilevanti, mentre altri assumeranno (o hanno già assunto) un peso diverso rispetto all’evoluzione che ci si attendeva.

In scenari sempre più incerti e caratterizzati da cambiamenti disruptive e improvvisi, cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni sul fronte dell’innovazione tecnologica?

Ne abbiamo parlato con Francesco Nanni, Software and control manager di Rockwell Automation, azienda che da tempo punta alla concretizzazione del paradigma della Connected Enterprise.

Verso un futuro “as-a-Service”

L’azienda si è mossa, da tempo, sul fronte della servitizzazione, declinando questo trend in tutta la sua proposta software, con diverse opzioni per quanto riguarda l’utilizzo e il pagamento delle soluzioni che aiutano i clienti a scegliere il modello di servizio che meglio risponde alle proprie esigenze.

“Non abbiamo abbandonato il modello tradizionale, quello della licenza perpetual, ma le abbiamo affiancato una proposta che prevede una maintenance fee. Per gli utilizzatori più avanzati c’è poi il modello a subscription, che permette di diluire l’investimento anno per anno. Ora invece stiamo andando, aiutati dalla tecnologia del Cloud, verso un modello as-a-Service: fornendo la possibilità di accedere alla piattaforma quando serve, per il tempo necessario, senza installare nulla al costo di una fee per ogni ora di utilizzo che viene scalato da dei crediti che è possibile acquistare online”, spiega Nanni.

Su questo fronte, prosegue Nanni, “Abbiamo capito quanto sia importante offrire ai nostri clienti la possibilità di provare le tecnologie, in modo che possano rendersi conto dei vantaggi. Ad esempio, ora abbiamo implementato una promozione che ci permette di offrire 50 universal credit gratis per accedere alla piattaforma e provare i vari strumenti”, aggiunge.

I vantaggi sono rilevanti anche per i costruttori di macchine che, grazie agli strumenti messi a disposizione da Rockwell Automation, possono offrire ai propri clienti dei servizi basati sui dati raccolti, come piattaforme di analytics, così come su strumenti di realtà aumentata per la smart maintenance etc.

La direzione, spiega Nanni, è quella di andare verso nuovi modelli produttivi basati sulla servitizzazione in cui anche la macchina diventerà un servizio.

“Tutte queste innovazioni sul fronte dei modelli di business sono possibili perché la tecnologia evolve e permette di farlo, come abbiamo già visto per l’Industry 4.0”.

C’è ancora domanda di personalizzazione, ma il focus passa sull’efficienza

Uno dei trend più disruptive che hanno caratterizzato Industria 4.0 è senza dubbio la personalizzazione, con il passaggio dalla produzione standardizzata alla produzione personalizzata in piccoli lotti e alla successiva sfida di una produzione custom sempre più rapida ed efficiente.

Un trend che la pandemia e le interruzioni alle supply chain che hanno caratterizzato gli ultimi anni hanno (momentaneamente?) messo in secondo piano a causa delle criticità legate alle catene di fornitura.

“La domanda di personalizzazione ha inciso su diverse tecnologie e trasformato diversi settori, come ad esempio quello dell’intralogistica”, spiega Nanni. “Quello che è cambiato con la pandemia prima – e con le interruzioni delle supply chain poi – è che abbiamo compreso che la ricerca di efficienza a tutti i costi era sbagliata, per cui all’attenzione sulla riduzione dei costi si è affiancata quella sulla flessibilità necessaria a rispondere a cambiamenti del mercato e ad eventi improvvisi. Anche se sotto una lente diversa, possiamo aspettarci che quello della personalizzazione continuerà ad essere un trend rilevante nei prossimi anni”, aggiunge.

Apertura e interoperabilità delle tecnologie

Sul fronte dell’interoperabilità delle soluzioni, secondo Nanni, c’è ancora molta strada da fare prima che si arrivi veramente a soluzioni in grado di parlare tra di loro. Se da un lato, infatti, il mercato sta spingendo i fornitori di tecnologia verso l’adozione di protocolli standardizzati per la connettività, dall’altro la “vera interoperabilità” è ancora lontana.

“Pensiamo ad esempio a quanto è avvenuto con l’Ethernet. Ad oggi abbiamo diversi consorzi per l’Industrial Ethernet, ma non possiamo dire che questi protocolli siano propriamente interoperabili “, spiega Nanni.

Nonostante l’apertura alle soluzioni di terze parti non sia un paradigma ancora pienamente concretizzato, Rockwell Automation si è già mossa da tempo verso questa direzione grazie ad acquisizioni strategiche, come quella di Emulate 3D del 2019.

Acquisizione che ha permesso all’azienda di integrare alla sua offerta la piattaforma Emulate 3D, al 100% vendor independent. “Si tratta di una soluzione che nasce completamente aperta e che è stata mantenuta tale, integrando all’interno delle sue librerie sia soluzioni di aziende con cui Rockwell Automation ha stabilito partnership sia di altre aziende presenti sul mercato”.

Altro esempio di totale apertura è la piattaforma FactoryTalk Optix sviluppata grazie al know how di Asem, azienda italiana che la multinazionale ha acquisito nel 2020.

“Optix è una piattaforma totalmente aperta, a metà tra HMI ed Edge Computing, che può essere considerata uno strumento che va a unificare l’interfacciamento tra macchina e operatore. Quindi qualcosa di completamente nuovo anche per noi. Stiamo partendo adesso, da quasi zero, ma con ottime aspettative visto che è una soluzione innovativa e totalmente aperta e basata su standard OPC. Optix può essere visto come runtime che può girare in qualsiasi PC (nostro o di terze parti) o con l’applicazione embedded sui pannelli che si chiamano Optix Panel”, spiega Nanni.

L’approccio di Rockwell Automation all’AI

Sul fronte dell’intelligenza artificiale l’azienda si trova in una fase di esplorazione con l’obiettivo è quello di capire sia come la tecnologia possa essere applicata per efficientare i propri processi interni – quindi quelli relativi al marketing e alla vendita, ma anche allo studio dei clienti per valutare opportunità di business – sia come integrarla nella sua offerta.

“È una fase di valutazione che ci permetterà di capire come affrontare i rischi che l’AI solleva, pensiamo ad esempio all’intellectual property, in modo da poter poi sfruttare appieno il suo potenziale”, spiega Nanni.

L’approccio di Rockwell Automation all’AI non è una novità. “Un primo esempio, anche se a livello embrionale, è un modulo di machine learning che qualche anno fa abbiamo sviluppato. Si inserisce nel rack del nostro ControlLogix e si occupa dell’analisi del processo gestito dal controllore. Questo modulo è in grado di effettuare una sorta di auto apprendimento e valutare eventuali divergenze del processo che possono dare adito a problemi futuri”.

La safety nell’era di Industria 5.0

Ormai pienamente integrato all’interno dell’offerta è invece l’aspetto della safety. Un tema che, spiega Nanni, oggi viene forse citato in modo meno esplicito, poiché ormai “assimilato” dalle imprese e anche dai fornitori di tecnologia e che, al tempo stesso, con l’avvento di Industria 5.0 e con la maggiore attenzione al ruolo dell’uomo all’interno dei processi industriali, continuerà sicuramente ad essere rilevante nei prossimi anni.

“Per noi ormai il tema della safety è ormai scontato nella presentazione della nostra offerta, tanto che abbiamo parificato il prezzo della CPU safety con quello senza safety, e vediamo che anche per i nostri clienti ormai è assodato che le macchine che acquistano debbano essere equipaggiate con dispositivi di sicurezza”.

Come Rockwell Automation declina il suo impegno verso la sostenibilità

Anche sul tema della sostenibilità l’azienda adotta un approccio declinato su due fronti: gli sforzi interni e l’offerta ai clienti.

Sul fronte interno, come indicato sul suo report di sostenibilità, Rockwell Automation lavora da tempo su temi come la riduzione del consumo delle risorse nei processi ma anche l’attenzione verso i dipendenti e la comunità di riferimento, come testimoniano anche i riconoscimenti ricevuti in questi anni.

Nel 2021, ad esempio, l’azienda è stata premiata da Forbes come Best Employer for Diversity, mentre nel marzo del 2023 è stata riconosciuta tra le aziende più etiche del mondo da Ethisphere, che opera nella definizione e nell’avanzamento degli standard delle pratiche commerciali etiche. Un riconoscimento che Rockwell Automation ha già ricevuto ben 15 volte.

Uno sforzo che l’azienda traduce anche nell’offerta ai clienti di soluzioni dedicate alla sostenibilità – e quindi alla riduzione, ad esempio, dei consumi energetici – per soddisfare un’esigenza che, spiega Nanni, inizia ad essere manifestata (seppur timidamente) dai clienti.

La robotica e la visione

Oltre a questi trend, Rockwell Automation è già posizionata su altri fronti tecnologici che secondo Nanni diventeranno sempre più rilevanti nei prossimi anni.

Dopo l’acquisizione di Clearpath Robotics in ambito robotica mobile per l’intralogistica, l’azienda sta accelerando i suoi sforzi in altri ambiti della robotica per realizzare il concetto di Unified robot control, sfruttando il know-how acquisito attraverso partner industriali, come Comau.

“Si tratta di una modalità di trasferire la complessità al nostro firmware e lasciare al cliente la gestione del robot”, spiega Nanni.

Altra tecnologia su cui l’azienda punterà molto nel futuro prossimo è la visione artificiale, su cui non è da escludere che si focalizzeranno alcune operazioni di mercato.

Francesco Nanni, Software and control manager di Rockwell Automation.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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