Macchine utensili, il 2018 conferma il boom del 2017. Carboniero e Boccia: “Preoccupati dalle incognite”

Pubblicato il 12 Lug 2018

meccanica

Produzione a 6.650 milioni di euro (+9,3%) e mercato interno a quota 3.110 milioni (+15,2%): le previsioni 2018 del comparto Macchine Utensili, Robot e Automazione, rappresentato in Italia da Ucimu – Sistemi per Produrre, confermano gli eccezionali risultati registrati nel 2017. Sono dati che smentiscono i timori emersi dopo l’arretramento degli ordini registrato a inizio anno. “Come avevamo ipotizzato – spiega Massimo Carboniero, presidente dell’associazione rieletto in giornata anche per il prossimo biennio, in occasione dell’Assemblea annuale – il calo era stato dettato principalmente dalla decisione dei clienti di anticipare gli acquisti alla fine del 2017 quando era certa l’operatività dei provvedimenti di super e iperammortamento. Dopo lo stop iniziale, gli utilizzatori italiani non si sono fatti attendere e, confermate le misure anche per tutto il 2018, hanno ripreso ad investire. È evidente che non potremo più attenderci gli incrementi registrati nel 2017 ma la crescita seppur moderata, indica che il mercato sale ancora stabilizzandosi su livelli record”.

I dati di consuntivo 2017

Il consuntivo 2017, intanto, parla chiaro: fatturato a 6.085 milioni (+9,6%), export a 3.385 milioni (+4,1%) e vendite sul mercato domestico a 2.700 milioni (+17,4%). In forte crecita anche il consumo domestico (4.464 milioni, +15,7%). “un anno eccezionale – ha detto Carboniero – grazie ai provvedimenti di Industria 4.0, oggi Impresa 4.0, ma è cresciuto anche l’export”.

Le previsioni 2018: luci e ombre sul mercato interno

“Il trend positivo proseguirà nel 2018”, prosegue Carboniero. Nell’anno corrente “il consumo interno supererà quota 5 miliardi”, attestandosi a 5.070 milioni (+13,6%).

La produzione crescerà a 6.650 milioni di euro (+9,3%), le consegne sul mercato interno a quota 3.110 milioni (+15,2%), l’export a 3.540 milioni (+4,6%). Il rapporto export su produzione si attesterà a quota 53,2%, in conseguenza della ripresa del mercato interno.

“Con particolare riferimento al mercato domestico – commenta Carboniero – l’ultimo indice, tornato di segno positivo dopo l’arretramento del primo trimestre, conferma la dinamicità della domanda espressa dagli utilizzatori italiani”. Il quadro molto positivo relativo al mercato interno ha però anche delle ombre. “I dati dell’indagine che abbiamo commissionato a Eumetra dicono che l’Italia corre a due velocità: il 46,5% che ha fatto investimenti 4.0 e vuole continuare a investire; il resto – soprattutto le PMI – non ha investito e in gran parte non lo farà nel prossimo futuro”, spiega Carboniero. “Siamo il secondo manifatturiero di Europa e leader in diversi settori. Se vogliamo continuare dobbiamo premere l’acceleratore sull’innovazione. Non possiamo permetterci che un’ampia parte delle imprese resti tagliata fuori”.

L’incognita dazi

Massimo Carboniero e Vincenzo Boccia

Per quanto riguarda le vendite all’estero “il livello tecnologico delle nostre macchine è aumentato e questo ci permette di essere più competitivi a livello internazionale”, spiega Carboniero. “Purtroppo le prospettive per il futuro non sono delle migliori a causa della deriva protezionistica a cui stiamo assistendo. La possibilità di una guerra commerciale prende drammaticamente forma e riguarda molto da vicino noi che siamo esportatori. Vogliamo mercati liberi e aperti, un’Unione Europea forte e un’Italia forte nell’Unione”.

Anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenuto all’Assemblea di Ucimu, ha sottolineato tra le criticità del 2018 il “rischio del rallentamento dell’economia gliobale, il rischio della riduzione del Quantitative Easing della BCE, e il rischio duplice della politica protezionistica degli USA e di quella espansionistica della Cina. Se vuole contare, l’Europa deve parlare con una sola voce”.

Le proposte per il futuro

“Al Governo chiediamo di prolungare super e iper ammortamento, anche rimodulando i coefficienti, per dare tempo alle aziende che ancora non lo hanno fatto di maturare le decisioni di acquisto. Il superammortamento, inoltre, potrebbe diventare strutturale per favorire l’aggiornamento continuo del parco macchine”, dice Carboniero. “Le nostre richieste sono in favore delle imprese manifatturiere e non dei nostri associati perché puntano ad aumentare la competitività generale del sistema manifatturiero italiano. C’è poi il tema dei coefficienti di ammortamento, che sono fermi a quanto stabilito da un decreto del 1988. In 30 anni il mondo è cambiato ed è assurdo che questi coefficienti rimangano invariati”, conclude Carboniero.

Occupazione e formazione

Occorre poi impegnarsi sulle risorse umane: “Nuove tecnologie significano nuovi lavori, mansioni, competenze. Senza l’aggiornamento necessario finiremmo col ritrovarci una forza lavoro non preparata. Il provvedimento del credito d’imposta per la formazione 4.0, inserito nella scorsa legge di bilancio, è positivo ma incompleto perché copre solo il costo dei dipendenti, ma non quello dei corsi e dei docenti. Vorremmo che fosse migliorato e, naturalmente, prorogato oltre la scadenza del 31 dicembre”, dice Carboniero, che poi chiede anche un maggiore supporto alle attività degli Istituti Tecnici Superiori: “In Italia c’è il 33% di disoccupazione giovanile. Ma le nostre aziende non trovano giovani da assumere in ambito meccatronico, elettronico e informatico. Occorre dare messaggi chiari ai giovani che si stanno formando: il lavoro in fabbrica è valido e stimolante. Solo così possiamo far sì che i percorsi di formazione siano efficaci. I numeri registrati dagli ITS parlano chiaro: tutti trovano lavoro. Per questo devono essere aumentati come numero e diffusione sul territorio”.

Preoccupati dal Decreto Dignità

All’Italia serve un mercato del lavoro libero e flessibile. “Purtroppo siamo preoccupati dal Decreto Dignità. Se può essere comprensibile depotenziare il lavoro a tempo determinato, cosa che è stata fatta in maniera troppo rigida, nello stesso decreto andava anche potenziato il lavoro a tempo indeterminato, con riduzione del cuneo e defiscalizzazione. E questo non è successo. Se il decreto restasse così l’unico risultato sarà una riduzione dell’occupazione”. Opinione questa pienamente condivisa da Vincenzo Boccia: “Del Decreto Dignità condividiamo il fine di restituire dignità al lavoro, ma non i metodi. Serve aumentare il lavoro a tempo indeterminato, ma questo risultato non si ottiene irrigidendo la normativa sul tempo determinato e aumentando i contenziosi. I contratti a termine possono essere limitati, ma nello stesso tempo occorre aumentare il lavoro a tempo indeterminato. E ovviamente questo ha un costo che la politica deve assumersi la responsabilità di sostenere”. Opinione negativa anche sull’aspetto relativo alle delocalizzazioni: “Vanno evitate aree grigie interpretative sulle delocalizzazioni, che creano ansia agli investimenti. Va bene il no alle delocalizzazioni selvagge, ma va fatto con chiarezza”, dice Boccia.

Boccia: “Iperammortamento leva di politica economica”

“Siamo la madre di Industria 4.0. A maggio 2016 abbiamo espresso un’idea di politica economica che partisse da una politica dei fattori e non dei settori. Questa politica ha gemmato Industria 4.0 con i suoi incentivi che premiano chi investe. Nel 2017, grazie a Industria 4.0, abbiamo avuto un +7% di export: siamo arrivati a 540 miliardi di euro, oltre 35 mld di euro in più dell’anno prima, dei quali 450 miliardi sono generati dalla nostra manifattura”, spiega Boccia. “Giudicheremo l’azione di questo Governo dai risultati che vedremo il prossimo anno”.

Tuttavia Boccia spiega che “super e iper ammortamento sono una leva di politica economica, non incentivi fiscali. Servono a restituire competitività al nostro sistema manifatturiero. Il piano Industria 4.0 non è stato un regalo alla categoria degli industriali, ma un elemento di politica economica che ha avuto effetti sull’economia reale. E se questi effetti ci sono stati, un Paese normale dovrebbe farli propri al di là del loro colore”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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