L’intelligenza artificiale “priorità assoluta”: ecco la strategia del Pentagono per metterla al servizio di sicurezza e competitività

Un Report del Ministero della Difesa americano illustra linee guida e di sviluppo delle strategie USA per il futuro dell’Artificial Intelligence. Anche per il Pentagono l’Intelligenza artificiale è una tecnologia cruciale perché, nella Storia dell’uomo, chi ha avuto a disposizione le “tecnologie” migliori e più evolute ha dominato il mondo.

Pubblicato il 13 Feb 2019

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Sviluppare l’Intelligenza artificiale per ridurre i rischi e aumentare i vantaggi (anche militari), promuovendone un “uso responsabile” e “centrato sull’uomo”. Trovando una risposta alle sfide tecniche, etiche, legali, sociali e politiche, grazie a una cultura che abbracci la sperimentazione. Ma anche rafforzare la partnership con l’industria, collaborare con aziende tecnologiche leader del settore privato, università, alleati internazionali e partner globali. Perché collaborazioni solide sono essenziali in ogni fase della filiera tecnologica per sviluppare l’Intelligenza artificiale (IA), dalla ricerca, all’implementazione, scalabilità, innovazione e aggiornamento costanti.

C’è tutto questo nel Report del Ministero della Difesa statunitense (il celeberrimo Pentagono), che illustra le linee guida e di sviluppo delle strategie americane per il futuro dell’Artificial Intelligence (AI), nel campo militare e della sicurezza nazionale.

Nel documento, lo sviluppo di sistemi e soluzioni di Intelligenza artificiale è indicato come una priorità assoluta, tenendo conto anche che “altre nazioni, in particolare la Cina e la Russia, stanno effettuando investimenti significativi nell’IA per scopi militari, anche in applicazioni che sollevano questioni riguardanti le norme internazionali e i diritti umani”. E rimarcando che “i costi della mancata attuazione di questa strategia sono chiari. La mancata adozione dell’IA si tradurrà in sistemi tecnologici ereditari irrilevanti per la difesa del Paese, erodendo la coesione tra alleati e partner”, e con “un accesso ridotto ai mercati che contribuirà al declino della nostra prosperità e del nostro tenore di vita”.

Una missione, tracciata dal Ministero della Difesa USA con toni perentori: “il momento attuale è cruciale: dobbiamo agire per proteggere la nostra sicurezza e far progredire la nostra competitività, prendendo l’iniziativa di guidare il mondo nello sviluppo e nell’adozione di soluzioni innovative di conoscenza, elaborazione e difesa secondo le risorse dell’Artificial Intelligence”.

E ancora: “la velocità e la portata del cambiamento richiesto sono scoraggianti, ma dobbiamo accettare il cambiamento se vogliamo raccogliere i benefici della sicurezza e della prosperità per il futuro”.

In ballo, c’è l’egemonia mondiale in campo tecnologico, e quindi militare. Perché nella Storia dell’uomo, dall’età della Pietra alle astronavi, chi ha avuto a disposizione le “tecnologie” migliori e più evolute ha dominato il mondo. E questi sono obiettivi che il governo statunitense intende portare avanti in maniera determinata e sistematica. Ecco come.

Il Joint Artificial Intelligence Center

La realizzazione di questa visione richiede l’identificazione di casi d’uso appropriati per l’IA in tutte le attività del Ministero della Difesa statunitense, soluzioni di sviluppo rapido e la scalabilità dei risultati. Per questo è stato creato il Joint Artificial Intelligence Center (Jaic), un super-centro tecnologico specializzato nell’AI, con compiti di ricerca, coordinamento e controllo, dovendo mettere a fattor comune e valorizzare tutti i passi in avanti fatti, e quelli futuri, per affrontare questa trasformazione.

Il Joint Artificial Intelligence Center “è il punto focale per la realizzazione dei programmi”, indicano le strategie per l’AI del Pentagono, “mentre esploriamo sistematicamente il pieno potenziale dell’Intelligenza artificiale, ne studiamo le implicazioni e iniziamo il processo di apprendimento del suo impatto sulla Difesa”.

L’IA non è una lista di argomenti e metodologie; è piuttosto una attività complessa legata alla comprensione di comportamenti intelligenti e alla loro implementazione in sistemi intelligenti

Evolvere collaborando

Il Report del Ministero della Difesa Usa indica la strada da seguire: “non possiamo riuscire da soli. Questa impresa richiede l’abilità e l’impegno di chi governa, una stretta collaborazione con il mondo accademico e con centri di innovazione non tradizionali nel settore commerciale, e una forte coesione tra alleati e partner internazionali”. Non solo: “dobbiamo imparare dagli altri per aiutarci a raggiungere la massima comprensione del potenziale dell’IA, e dobbiamo guidare lo sviluppo e l’uso responsabile di queste potenti tecnologie, nel rispetto della legge e dei nostri valori”.

L’intelligenza artificiale ha tra i propri obiettivi quello di sviluppare la capacità delle macchine di eseguire compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana, per esempio, riconoscere la situazione, il contesto operativo e i modelli di riferimento, imparare dall’esperienza, trarre conclusioni, fare previsioni o agire, sia in forma digitale o come software intelligente, in maniera collaborativa con l’uomo o autonoma.

“L’IA ha il potenziale per trasformare ogni industria, e allo stesso modo ci aspettiamo che abbia un impatto su ogni attività di Difesa e sicurezza nazionale, che comprende operazioni, formazione, protezione delle forze armate, reclutamento, assistenza sanitaria e molti altri aspetti ancora”, anticipano gli esperti del Pentagono: “può aiutarci a migliorare la manutenzione delle nostre attrezzature, ridurre i costi operativi, migliorare le decisioni e la prontezza di reazione”.

Usare l’IA in modo centrato sull’uomo

Sta per realizzarsi la profezia di George Orwell su un Grande Fratello che controlla e domina il mondo, solo un po’ in ritardo sulle previsioni (1984, come il titolo del suo celebre romanzo) del giornalista e scrittore inglese?

Le strategie di sviluppo dell’Intelligenza artificiale messe nero su bianco dal Pentagono prevedono che “guideremo l’uso e lo sviluppo responsabile dell’IA, articolando la nostra visione e i principi guida per un suo uso in modo legale ed etico, secondo i nostri valori, e centrato sull’uomo”.

Migliorando l’accuratezza delle valutazioni militari e migliorando la precisione di ogni operazione e missione, il Pentagono prevede anche che l’IA possa ridurre il rischio di vittime civili e altri “danni collaterali”. Insomma, dopo la Fabbrica intelligente, la Smart Factory, ora si tratta di progettare e realizzare anche la Guerra intelligente, la Smart War.

Creare un’organizzazione efficiente e snella

La capacità dell’IA di ridurre le inefficienze che derivano da attività manuali, laboriose e incentrate sui dati, sarà sfruttata in ogni ambiti operativo, con l’obiettivo di semplificare i flussi di lavoro e migliorare la velocità e l’accuratezza delle attività ripetitive.

“Questi cambiamenti hanno il potenziale per spostare l’attenzione umana verso un ragionamento e un giudizio di livello superiore, che rimangono aree in cui il ruolo umano è critico”, prevedono le linee guida del Pentagono.

E poi: “per realizzare pienamente questo potenziale, dobbiamo sperimentare approcci di IA pionieristici su tutta la scala della nostra organizzazione di difesa e sicurezza globale”. In particolare, il DoD identificherà e implementerà nuovi approcci organizzativi, stabilirà gli elementi costitutivi e gli standard chiave dell’IA, svilupperà e attirerà i migliori talenti dell’IA, e introdurrà nuovi modelli operativi che permetteranno agli States di sfruttare sistematicamente l’IA su vasta scala.

Sperimentazione decentralizzata

Gli esperti di sicurezza e Difesa americani rimarcano che “uno dei maggiori punti di forza dell’esercito americano è il carattere innovativo delle sue forze armate. È probabile che le capacità più trasformative abilitate all’IA derivino da esperimenti e risultai scoperti dagli utenti stessi, in contesti lontani da uffici e laboratori centralizzati”.

Sfruttare questo concetto di sviluppo e sperimentazione decentrata richiederà che il Pentagono metta in atto strumenti e piattaforme per scalare e democratizzare l’accesso all’IA. Ciò include la creazione di una base comune di dati condivisi, strumenti riutilizzabili, Framework e standard, servizi Cloud e di Edge computing.

Allo stesso tempo, “prenderemo provvedimenti per preparare i processi esistenti per l’applicazione dell’IA attraverso la digitalizzazione e l’automazione intelligente. Nel loro insieme, questi cambiamenti a livello organizzativo promuovono la diffusione di una soluzione adattabile dei problemi utilizzando l’IA, aumentano il tasso di sperimentazione e la velocità di consegna, e semplificano la scalabilità dei prototipi di IA di successo”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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