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Transizione 5.0 2025, dove sono le risorse promesse per coprire le domande in coda?



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Il Governo ha messo in legge di bilancio 1,3 miliardi per il 2026 a copertura delle misure per le imprese. Risorse che possono coprire le domande in coda per Transizione 4.0 2025, ma non è chiaro se possano essere utilizzate anche per chi è in coda su Transizione 5.0. Il punto della situazione.

Pubblicato il 18 dic 2025



Business Energy Management



Con l’emendamento 4.1000 il Governo apposta in legge di bilancio ulteriori 1,3 miliardi per le imprese. Sono risorse che, insieme ai 500 milioni per la ZES Unica, fanno parte del pacchetto da 3,5 miliardi che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva annunciato.

Ma se nell’emendamento è esplicitamente scritto che queste risorse possono coprire le domande in coda per Transizione 4.0, non è chiaro se possano essere utilizzate anche per chi è in coda su Transizione 5.0.

Ma analizziamo il tutto con un po’ di ordine.

Quante risorse mancano all’appello?

Prima di addentrarci nell’analisi dell’emendamento ricordiamo che, per quanto riguarda Transizione 5.0 2024-2025, i 6,5 miliardi originariamente previsti sono stati ridotti a 2,5 miliardi. Ma le domande presentate hanno superato ampiamente questa dotazione. La misura si è infatti chiusa con poco meno di 4,8 miliardi di crediti prenotati, circa 2 miliardi in più rispetto ai 2,75 miliardi a disposizione della misura (i 2,5 miliardi residui dalla rimodulazione più i 250 milioni previsti dal decreto legge 175 del 21 novembre 2025). Di questi 2 miliardi non coperti una parte – non si sa quanto – è destinata a cadere perché o non completati o ridotti o incompleti.

Alla misura Transizione 4.0 2025 erano stati assegnati dalla scorsa legge di bilancio 2,2 miliardi, risorse che sono state dichiarate esaurite l’11 novembre 2025, dopo che le imprese vi si erano riversate in massa stante l’esaurimento del plafond disponibile per Transizione 5.0. La misura è però ancora aperta, ma non c’è più un contatore. Si stima che le prenotazioni siano intorno ai 2,5 miliardi, ma tutte le prenotazioni oltre gli 1,9 miliardi dovrebbero essere dei “doppioni” del 5.0, cioè pratiche relative agli stessi investimenti aperte come “piano B” al momento in cui le imprese hanno avuto notizia che Transizione 5.0 sarebbe stata fortemente ridimensionata.

Fatte queste premesse “storiche”, passiamo ad analizzare questa parte dell’emendamento 4.1000 del Governo.

Il testo dell’emendamento 4.1000

Come anticipato, l’emendamento 4.1000 del Governo, oltre a modificare in maniera profonda l’iperammortamento per Transizione 4.0 2026, provvede anche a destinare circa 1,3 miliardi a “incrementare le dotazioni di misure a favore delle imprese”.

Questa misura si trova nell’ambito di un ampio articolo dedicato alle rimodulazioni del PNRR, che trovate in versione integrale qui, e che, per la parte che ci interessa, recita quanto segue.

2-quater. Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un Fondo da ripartire con una dotazione di 1.300 milioni di euro per l’anno 2026, al fine di incrementare le dotazioni di misure a favore delle imprese. Le risorse di cui al primo periodo possono essere assegnate, limitatamente agli investimenti effettuati prima del 31 dicembre 2025, all’incremento dei limiti di spesa previsti per il credito di imposta di cui all’articolo 1, comma 446, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, da usufruire esclusivamente in compensazione, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, presentando il modello F24 nel corso dell’anno 2026.

A una prima lettura pareva che queste risorse fossero destinate a coprire le domande di Transizione 4.0 2025 che però, come abbiamo visto, non dovrebbero sforare più di tanto il plafond dei 2,2 miliardi già disponibili.

L’analisi del testo va in realtà suddivisa nei due periodi. Il primo è quello che dispone la creazione di un Fondo da 1,3 miliardi di euro destinato a incrementare le dotazioni previste per il 2026 a favore delle imprese. È una norma generale che riguarda quindi potenzialmente tantissime misure, dalla Sabatini alla ZES agli Accordi per l’Innovazione: di tutto.

Il secondo periodo dice invece che “Le risorse di cui al primo periodo possono essere assegnate” a Transizione 4.0 2025.

Perché questa specificazione? Il tenore letterale sembrerebbe di fatto un’aggiunta rispetto a quanto detto nel primo periodo: si dice cioè che le risorse questo Fondo, oltre a coprire i fabbisogni 2026 per le imprese, possono essere destinate anche a Transizione 4.0 2025 laddove necessario.

La domanda è: questi fondi possano essere utilizzati anche per Transizione 5.0 2024-2025? Non è chiaro. Se il Governo avesse voluto includerla, avrebbe molto probabilmente esplicitato il riferimento normativo come ha fatto per la 4.0. Ma questa è solo una deduzione “a contrario”.

La via di uscita (forse prevista da tempo): tutti su Transizione 4.0?

In questo quadro di incertezza un’ulteriore possibile chiave di lettura è che, in mancanza di queste risorse che pure Giorgetti aveva annunciato come parte dei 3,5 miliardi aggiunti alla manovra, il Governo disponga un percorso di “travaso” dal 5.0 al 4.0. Travaso che ovviamente non solo penalizzerebbe le imprese con un calo delle aliquote, ma taglierebbe fuori le domande che integrano beni, come le Fonti di Energia Rinnovabile, presenti nel piano 5.0 e non in quello 4.0, a meno che non ci sia l’aggiornamento degli allegati anche per il 4.0, proprio come avvenuto con l’iperammortamento 2026.

Questo disegno completerebbe quanto previsto (forse con sospetta lungimiranza) dal Decreto Legge 175/2025, che prevedeva già l’espressa possibilità per le imprese di migrare verso la Transizione 4.0 qualora i fondi della 5.0 fossero risultati incapienti.

Lo stanziamento di 1,3 miliardi di euro servirebbe quindi proprio a rifinanziare Transizione 4.0, su cui sarebbero costrette a ripiegare le imprese “orfane” di Transizione 5.0, cioè quelle che stanno ricevendo le comunicazioni di pratiche tecnicamente ammissibili, ma senza risorse.

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