- Hiroshi Ishiguro, esperto di intelligenza artificiale e robotica umanoide, immagina un futuro in cui esseri umani e robot coesistono superando i limiti fisici e cognitivi. Gli avatar, che eccedono le abilità umane, sono visti come strumenti per migliorare le capacità dell’uomo, permettendo di eliminare barriere fisiche e temporali.
- Ishiguro discute l’importanza di sviluppare robot umani per comprendere meglio l’essere umano e i suoi desideri. La ricerca futura potrebbe portare i robot ad avere una forma di coscienza, influenzata dalla cultura giapponese che attribuisce un’anima a ogni cosa.
- Gli avatar possono contribuire a creare una società più inclusiva e sostenibile, eliminando discriminazioni basate su caratteristiche fisiche. Tuttavia, ci sono importanti questioni etiche e normative da affrontare, specialmente in relazione alla trasparenza delle interazioni tra umani e macchine.
Una società simbiotica, dove esseri umani e robot vivano insieme superando i vincoli del corpo, del cervello, dello spazio e del tempo: è questa l’idea di futuro di Hiroshi Ishiguro, scienziato giapponese e professore dell’Università di Osaka e massima autorità in tema di intelligenza artificiale e robotica umanoide.
Un sogno che parte dall’idea che le neuroscienze sviluppano robot umanoidi che consentono di comprendere meglio gli esseri umani.
“L’avatar eccede le abilità percettive ed espressive dell’essere umano”, ha dichiarato il professore nel corso del suo intervento presso l’Università Cattolica di Milano. E sono proprio gli avatar, secondo il professore, che permetteranno all’uomo di superare le sue costrizioni fisiche.
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Creare una relazione tra uomo e macchina
Il professore è intervenuto analizzando gli scenari su cui si sta muovendo la ricerca in campo robotico, ad esempio verso la progettazione di robot sempre più simili all’uomo, e quali sono gli obiettivi che si intende raggiungere.
“Noi ci siamo occupati di sviluppare media informativi per comunicare tra uomini (ad esempio usiamo l’interfaccia vocale di Amazon, di Google e così via). E ora vogliamo esplorare l’idea di creare una relazione tra uomo e macchina“.
Grazie agli studi neuroscientifici gli androidi saranno realizzati su un modello umano per comprendere ancora meglio l’essere umano, i desideri e le intenzioni che lo rendono autonomo. Ed è proprio questa autonomia che, spiega il professore, potrebbe essere nel futuro appannaggio anche dei robot.
“Forse allora potremo arrivare a dire che anche il robot avrà una coscienza e capire la coscienza sarà proprio un ambito di ricerca nel prossimo futuro”, ha aggiunto.
Un pensiero che ha le sue radici nella cultura giapponese – per cui tutto ha un’anima – e che sarà presto realtà in un Pase dove si è già pronti a realizzare rapporti sociali tra umani e robot.
Perché avremo sempre più bisogno degli avatar
Rapporti non in contrapposizione ma strumentali al raggiungimento degli obiettivi dell’uomo, permettendogli di eliminare quelle barriere che oggi lo ostacolano. Il futuro dell’uomo è quindi un avatar, non in un’ottica di sostituzione, ma di potenziamento.
“Per raggiungere scopi più umani dobbiamo usare gli avatar – ha continuato Ishiguro –. Nel 1999 ho creato il mio androide Geminoid, la mia copia. L’operatore guarda il monitor, parla con il suo avatar che si comporta come tu vuoi che si comporti. Entro il 2050 dovremmo avere una società dove le persone saranno libere dai limiti del corpo, dello spazio e del tempo e dove le capacità dell’essere umano saranno rafforzate dall’AI”.
Secondo questa prospettiva in futuro tutti potranno lavorare o studiare liberamente eliminando per esempio il pendolarismo e avendo molto più tempo libero. Con i bambini negli asili, così come si sta già facendo in Giappone con gli anziani, potrebbero essere utilizzati gli avatar.
“L’idea è di virtualizzare il mondo reale attraverso gli avatar al punto che io potrei diventare una persona diversa, fare un lavoro diverso attraverso il mio avatar. Ma ci sono questioni etiche e di sicurezza da affrontare“.
Questioni non certo semplici da affrontare anche sotto il profilo normativo: c’è da ricordare, ad esempio, che nel regolamento dell’AI su cui sta lavorando l’UE vengono vietati sistemi di AI che “ingannano” l’utente, quindi quei sistemi che ricreano interazioni uomo-uomo senza che l’utente si renda conto di stare interagendo con una macchina. Una consapevolezza che, soprattutto quando si tratta di categorie fragili, non è sempre facile o immediata da instaurare.
Tuttavia, se da un lato queste tecnologie sollevano importanti dilemmi etici, dall’altro si sta diffondendo una sempre maggiore consapevolezza sul contributo imprescindibile che questi sistemi possono portare nella creazione di società più sostenibili e inclusive.
“Gli umani hanno corpi fisici e discriminano sulla base del corpo, del colore della pelle, o di possibili disabilità, con gli avatar la società sarebbe più inclusiva”, ha spiegato Ishiguro.
Quali scenari possibili per il futuro?
Quello che vent’anni fa sembrava fantascienza assume oggi contorni più realistici. Dunque, si è domandato lo scienziato, che tipo di società avremo tra decine di migliaia di anni?
“In futuro ci sarà una vita intelligente inorganica – ha spiegato il professore –, non immortale ma avremo vite più lunghe accettando tecnologie molto avanzate. La vita umana dipende dai geni. D’altra parte, noi possiamo migliorare le nostre capacità attraverso la tecnologia. Sono due possibilità evolutive e la seconda può essere molto più rapida rispetto a quella genetica”.
Si spinge ancora più in là Ishiguro, affermando che “la differenza tra uomo e animale è l’utilizzo della tecnologia e lo sviluppo tecnologico non si ferma mai. L’obiettivo è quindi arricchire la nostra vita grazie alla tecnologia e al suo sviluppo. In ultima analisi il genere umano viene dall’inorganico e tornerà ad essere inorganico”.