Intelligenza Artificiale, al via il lavoro degli esperti: a marzo l’Italia avrà la sua strategia nazionale

Avviato al Ministero dello Sviluppo Economico il tavolo di lavoro che porterà alla stesura di una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale. Nei primi interventi fari puntati sulla sicurezza e sulle ricadute sociali. Il prossimo appuntamento per gli esperti sarà l’8 febbraio, poi lavori fino a marzo. La proposta italiana sarà poi trasmessa alla Commissione europea, che a sua volta intende recuperare il gap maturato dal Vecchio Continente.

Pubblicato il 21 Gen 2019

AI

Il cronoprogramma dei lavori c’è, le idee pure, il ghiaccio è stato rotto. Si è radunato questa mattina il gruppo di esperti individuato dal Ministero dello Sviluppo Economico con l’obiettivo di realizzare una strategia nazionale sullo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. La prima riunione, durata due ore, alla quale è seguita nel pomeriggio quella sulla blockchain, è stata introdotta dal sottosegretario Andrea Cioffi, presente per il Ministero insieme a Marco Bellezza, Consigliere giuridico del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e di Stefano Firpo, Dirigente generale per la politica industriale.

Il giro di presentazioni tra gli addetti ai lavori è stato anche l’occasione per anticipare i punti di vista di ognuno e i contributi che si intendono portare ai tavoli futuri: il prossimo incontro si terrà venerdì 8 febbraio, il termine per chiudere i lavori è marzo.

Il contesto economico in cui muoversi

Cioffi ha illustrato agli esperti i fondi messi a disposizione per raggiungere l’intento: 45 milioni di euro per finanziare bandi ad hoc e un secondo dispositivo di finanziamento da definire con una dotazione di 50 milioni di euro a cui si aggiungeranno ulteriori stanziamenti per la creazione di data center nazionali. Il sottosegretario ha anche ricordato il contesto europeo: “L’Europa deve avere un approccio unitario e compatto, se vuole imporsi in modo efficace e alternativo rispetto ai giganti Usa e Cina. L’Italia siederà al tavolo sullo stesso piano degli altri Paesi dell’Unione e farà sentire la propria voce. I rapporti devono essere franchi e diretti. Siamo stati i primi, del resto, a supportare formalmente il Claire-AI, iniziativa che nasce dalla volontà dei ricercatori delle università europee di confederarsi per creare un laboratorio europeo sull’Intelligenza Artificiale sul modello del CERN”. E ha sottolineato, al riguardo: “Ci candidiamo a ospitare tale laboratorio e a diventare punto di riferimento per queste tecnologie, con un focus preciso: mettere al centro l’uomo, i diritti del cittadino. La vera sfida è fare in modo che lo sviluppo dell’innovazione tecnologica produca valore economico non a discapito, ma al servizio del lavoratore. Questo è il contributo alternativo che l’Italia, con l’Europa, può dare nella partita globale”.

Firpo ha invece ricordato gli indirizzi del piano di azione presentato a dicembre in ambito UE in materia di Intelligenza Artificiale e gli ambiti di cooperazione, in cui i Paesi dell’Unione devono dotarsi di una Strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale. Nonostante la buona volontà, come sottolineato da Firpo, l’Europa è indietro rispetto all’Asia e al Nord America: sono stati stanziati oltre 20 miliardi di euro, soldi pubblici e privati, nel triennio che si concluderà nel 2020 per cercare di mettersi al passo.

Attrarre investimenti è anche uno degli obiettivi individuati da Firpo per il gruppo di lavoro, oltre a valorizzare la ricerca, portando l’AI dal laboratorio al mercato, lavorare su competenze ed educazione
permanente, considerare i dati come nuovo fattore della produzione, creare un’adeguata cornice normativa e valutare gli impatti etici, puntare al miglioramento dei servizi pubblici attraverso l’Intelligenza Artificiale.

Intelligenza Artificiale e futuro dell’occupazione

Tra gli esperti presenti – professori, analisti, giuristi, tecnici, sindacalisti, esponenti di associazioni di imprese e della società civile -, Marco Bentivogli, segretario della Fim-Cisl, ha presentato il suo punto di vista come sindacalista: “Prima di pensare a cosa fare con l’Europa, dobbiamo sollecitare l’integrazione delle tecnologie come Paese: più passa il tempo più il disallineamento cresce”, ha spiegato durante la riunione a proposito di come l’IA può entrare nella vita quotidiana non solo delle grandi aziende, ma anche delle micro, la principale componente del tessuto economico italiano. Fari puntati anche sul tema della formazione: “Importante che alla strategia si accompagni il lavoro di formazione delle skills dei lavoratori, altrimenti si incrementerà la disoccupazione”.

Massimo Ippolito di Comau ha sottolineato: “Il mio contributo è andare a capire come evolverà la fabbrica e la macchina con queste tecnologie e come uomo e macchina in futuro lavoreranno insieme”.

Rita Cucchiara, professore ordinario di Sistemi di elaborazione dell’informazione all’Università di Modena, ha toccato il tema relativamente alla necessità “di lavorare insieme per risolvere il problema della fuga di cervelli dei ragazzi”.

L’importanza della sicurezza

Andrea Rigoni, partner di Deloitte Risk Advisory, uno dei coautori dello SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, ha posto l’attenzione sulla necessità di parlare di cybersecurity: “Si sta già alimentando il sospetto di minacce armate dall’Intelligenza artificiale. Uno degli usi che se ne fa è quello di strumento per bypassare le misure di sicurezza. Il contributo che voglio dare é sull’uso dell’Intelligenza Artificiale per aumentare la sicurezza e avere una strategia nazionale che faccia sì che quello che andremo a inserire nelle aziende non ci sfugga di mano”.

Un tema affrontato anche da Claudio Telmon di Clusit, che ha evidenziato la necessità di “sfruttare queste tecnologie minimizzando i rischi. Mi sembra giusto lavorare su una cultura di rischio che ci si concentri su rischi che effettivamente ci sono e vanno gestiti”.

Tre strade per una policy efficiente

Andrea Bianchi, direttore area Politiche industriali di Confindustria, ha detto che il suo contributo si concentrerà “su aspetti legati alla policy”, articolando la sua azione in tre segmenti. Bianchi ha spiegato: “Il primo segmento riguarda il presidiare la componente tecnologica, per esempio Big data, 5G  e tutto ciò che compone la ricerca sull’Intelligenza Artificiale. Abbiamo competenze accademiche e anche in grandi imprese e startup, bisogna mappare le competenze sulle tecnologie Intelligenza Artificiale”. Il secondo punto invece, è investigare come “l’Intelligenza Artificiale può migliorare i prodotti e i servizi del nostro sistema produttivo”, evidenziando come l’IA sia d’impatto non solo sul settore della meccanica, “ma anche Made in italy e farmaceutico”, per fare degli esempi. In ultimo, analizzare “l’impatto dell’intelligenza artificiale sui servizi che vanno verso cittadini e imprese”, come cioè queste tecnologie possono essere utilizzate e conosciute da tutti.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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