Transizione 4.0 e PNRR, l’analisi della Corte dei Conti certifica il successo del piano (e che non è più un incentivo solo per l’Industria)

La fotografia scattata a fine 2021, cioè a metà del periodo finanziato dal PNRR, conferma che il piano Transizione 4.0 ha avuto un notevole successo tra le imprese, raggiungendo e superando abbondantemente i target previsti per l’intero periodo. E confermano che l’industria – per il cui sviluppo tecnologico fu concepito l’originario piano Industria 4.0 – è sì il principale settore beneficiario, ma non più il protagonista assoluto. I dati del “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti.

Pubblicato il 30 Mag 2023

Transizione 4.0

La fotografia scattata a fine 2021, cioè a metà del periodo finanziato dal PNRR, conferma che il piano Transizione 4.0 ha avuto un notevole successo tra le imprese, raggiungendo e superando abbondantemente i target previsti per l’intero periodo. E confermano che l’industria – per il cui sviluppo tecnologico fu concepito l’originario piano Industria 4.0 – è sì il principale settore beneficiario, ma non più il protagonista assoluto.

I dati vanno letti anche alla luce dello sviluppo storico del Piano Transizione 4.0, che da quest’anno è entrato in una fase di “mantenimento”, con aliquote dimezzate e non più finanziate dal PNRR. Il Governo tuttavia ha intenzione di ripotenziarlo e reindirizzarlo verso obiettivi legati alla transizione green (si parla infatti di un nuovo piano “Transizione 5.0”) utilizzando risorse del RePower EU e del PNRR.

Ma prima di vedere i dati di dettaglio, vale la pena inquadrare bene il contesto di riferimento.

Target raggiunti già a metà strada

Nell’ambito del nuovo “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica”, pubblicato a fine maggio 2023, la Corte dei Conti ha sviluppato un’analisi approfondita sulla fruizione dei crediti d’imposta legati al Piano Transizione 4.0. Lo studio si basa sulle dichiarazioni dei redditi degli anni 2021 e 2022 che fanno riferimento rispettivamente agli anni 2020 e 2021. L’analisi quindi fotografa la situazione a metà del periodo finanziato dal PNRR, che copriva gli investimenti effettuati dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2022.

Ricordiamo inoltre che per questo “periodo d’oro” del Piano Transizione 4.0, in cui le aliquote del piano sono state innalzate significativamente, oltre ai 13,4 miliardi stanziati dal PNRR sono stati aggiunti ulteriori 5 miliardi di euro di risorse nazionali con il Fondo Complementare – risorse queste necessarie a coprire la parte del Piano non compatibile con le regole del PNRR (tra cui i crediti di imposta per i beni strumentali non 4.0). Ma siccome i dati analizzati dalla Corte dei Conti derivano da quelli delle dichiarazioni dei redditi, non è possibile distinguere tra i crediti finanziati dal PNRR e quelli finanziati dal Fondo Complementare.

Fatte queste premesse, il piano prevede il raggiungimento di due distinti target temporali in termini di imprese raggiunte, uno a fine 2024 e uno a fine 2025. Complessivamente per fine 2025 occorreva raggiungere 111.700 imprese, numero abbondantemente superato dai 120.698 fruitori dei crediti a fine 2021.

Il tiraggio dei diversi incentivi

Non tutte le misure hanno attirato investimenti come ci si attendeva. La misura principale, il Credito d’imposta per i beni strumentali materiali 4.0, ha raggiunto 64.115 imprese contro un target complessivo di 26.900.

Il Credito d’imposta beni strumentali immateriali 4.0 ha invece raggiunto solo 10.075 imprese contro un target complessivo di 41.500 e un target intermedio di 27.300 imprese.

I Crediti d’imposta per beni immateriali tradizionali hanno raggiunto 22.830, più del target finale di 20.700 imprese.

Il Credito d’imposta per ricerca, sviluppo, innovazione e design (coperto dal PNRR solo dal 2021) 8.655 imprese contro un target intermedio di 10.300 e uno finale di  20.600.

Ha invece fatto letteralmente “boom” il Credito d’imposta formazione 4.0 (anch’esso coperto dal PNRR solo dall’anno d’imposta 2021) con ben 15.023 imprese raggiunte a fronte di un target complessivo di 2.000 aziende.

Quanto al valore dei crediti d’imposta concessi per le diverse tipologie, complessivamente sono maturati crediti per 6,7 miliardi di euro così suddivisi:

  • Credito d’imposta per i beni strumentali materiali 4.0 – 5.438.4 milioni
  • Credito d’imposta beni strumentali immateriali 4.0 – 78,7 milioni
  • Crediti d’imposta per beni immateriali tradizionali – 10 milioni
  • Credito d’imposta per ricerca, sviluppo, innovazione e design – 559,7 milioni
  • Credito d’imposta formazione 4.0 – 617,4 milioni

I settori fruitori

Senza dubbio la manifattura resta il principale settore fruitore, ma non con quella prevalenza che ci si sarebbe potuto attendere.

Le Attività manifatturiere infatti hanno assorbito il 55% dei crediti per i beni materiali 4.0, il 52% di quelli per i beni immateriali 4.0, il 34% di quelli per i beni immateriali tradizionali, il 60% di quelli per le attività di R&S e il 28% di quelli per la Formazione 4.0.

Ma guardando al numero di imprese beneficiarie, solo il dato relativo ai beni immateriali 4.0 (52%) e R&S (59%) supera la metà del totale, mentre in tutti gli altri casi il dato si attesta intorno al 30%.

Tra i settori non industriali quelli che si sono distinti sono il Commercio e l’Agricoltura.

L’ultimo dato – invero poco sorprendente – è relativo alla distribuzione territoriale delle imprese beneficiarie. Le imprese del Nord assorbono circa i due terzi delle risorse per tutti gli incentivi, eccezion fatta per la Formazione 4.0, utilizzata in prevalenza al Sud.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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