Il piano Transizione 4.0 non va in soffitta: allo studio un rialzo immediato delle aliquote e poi la revisione strutturale del piano

Mentre restano esclusi sostanziali interventi sul piano Transizione 4.0 nel percorso parlamentare di approvazione della Legge di Bilancio, nei primi mesi del 2023 dovrebbe arrivare un provvedimento ad hoc che ripristini le aliquote del 2022 anche per il 2023. In parallelo il Governo lavorerà con le imprese a una revisione del Piano che diventerà operativa dal 2024

Pubblicato il 05 Dic 2022

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L’assenza nel disegno di legge di bilancio di ogni riferimento al piano Transizione 4.0, che da gennaio entrerà in una nuova fase con aliquote più che dimezzate rispetto al 2022 registrando inoltre il mancato rinnovo del credito d’imposta per la Formazione 4.0, ha sollevato un vespaio di polemiche e spinto il presidente degli industriali Carlo Bonomi a esprimere davanti alle Camere la “delusione” del mondo delle imprese.

A questo va aggiunto che, stante il focus della manovra sulla gestione delle emergenze inflazione ed energia e sull’avvio delle riforme figlie delle promesse elettorali, non dovrebbe esserci spazio per interventi sul piano Transizione 4.0 nemmeno nel necessariamente veloce passaggio della manovra in Parlamento.

Tuttavia nel corso di questi ultimi giorni sono emersi diversi segnali che consentono di guardare con un certo ottimismo al prossimo futuro. Alcuni sono dei segnali politici, come ad esempio l’incontro avvenuto il 29 novembre tra Carlo Calenda, leader di Azione ed ex ministro dello Sviluppo Economico, nonché “padre politico” del piano Industria 4.0, e il Governo in carica guidato da Giorgia Meloni. Uno dei temi al centro di quell’incontro è stato proprio il piano Transizione 4.0.

Un altro segnale è stato dato sempre il 29 novembre dal ministro delle Imprese e del Made in Italy (il Mimit, ex Mise) Urso nella lettera inviata all’assemblea di Anitec-Assinform: una lettera nella quale il ministro ha sottolineato la necessità di una profonda revisione del Piano per recepire le esigenze imposte dal mutato contesto economico, focalizzandolo maggiormente sugli “aspetti immateriali”. Un lavoro di revisione che inizierà a gennaio e che passerà attraverso un “metodo di lavoro inclusivo e di ascolto”.

Verso un rialzo immediato delle aliquote

Che cosa sta accadendo dietro le quinte? È in corso un’interlocuzione da parte del Governo con l’Unione Europea per rimettere in gioco una parte delle risorse del PNRR assegnate al periodo che si conclude nel 2022 ma non ancora spese, come ha ammesso lo stesso ministro in un’intervista al Corriere della Sera del 3 dicembre, dove spiegava che il piano ha bisogno di essere rifinanziato e che a tale proposito “abbiamo attivato una interlocuzione con la Commissione per utilizzare le risorse del PNRR anche dopo la scadenza del 31 dicembre”.

Che cosa significa? Restando sul Transizione 4.0, le risorse assegnate al piano – 13,38 miliardi del RFF più 5,08 di fondo complementare – sono state utilizzate per finanziare le maxi aliquote che sono state in vigore nel periodo 2021-2022 e, con la fine di quest’anno, terminano il loro effetto (con l’eccezione delle consegne dei beni ordinati entro il 2022 che sono possibili fino a giugno 2023). Finita questa fase, a gennaio 2023 il piano dovrebbe entrare in una nuova fase finanziata esclusivamente dalle risorse del bilancio statale, e questa è la ragione per cui le aliquote subiscono un taglio così cospicuo.

Lo scopo dell’interlocuzione condotta da Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, è di ottenere dalla Commissione la possibilità di differire al 2023 la parte di quelle risorse (si parla di poco meno di 4 miliardi di euro) che risulterà non sfruttata nel biennio 2021-2022 a causa della pandemia e dello scenario macroeconomico.

Si tratta di colloqui avviati e portati avanti con convinzione dal Governo, ma il cui esito non è scontato: le regole europee infatti condizionano l’erogazione delle risorse al raggiungimento di target. Ma proprio su questo l’Italia intende far leva: il target in termini di imprese raggiunte infatti dovrebbe essere raggiunto (circa 120.000 imprese); inoltre l’estensione della finestra temporale di utilizzo delle risorse si estenderebbe al 2023 restando quindi all’interno dell’arco temporale coperto dal PNRR.

Qualora l’interlocuzione dovesse andare a buon fine, il frutto di questa trattativa potrebbe portare – queste almeno sono le intenzioni del Governo – a un ripristino delle aliquote del 2022 anche per il 2023 e al rifinanziamento del credito d’imposta per la Formazione 4.0. Il tutto nell’ambito di un provvedimento che sarà fuori dalla legge di bilancio e che dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2023.

Per quanto riguarda la Formazione 4.0, il Governo – sempre se si troveranno le risorse – dovrebbe procedere sulla scia del decreto che disponeva l’aumento delle aliquote a condizione di effettuare le spese presso provider qualificati (di fatto mai entrato in vigore), dandovi finalmente seguito anche per il 2023.

Esiste – vale però la pena sottolinearlo ancora una volta – la possibilità che la UE dica di no, sottolineando come le regole del PNRR fossero chiare sin dal principio e le risorse allocate ma non sfruttate non siano recuperabili. In tal caso difficilmente l’Italia troverà altre risorse per finanziare un rialzo delle aliquote.

Transizione 4.0 2022

Transizione 4.0 2023 (A OGGI)

Transizione 4.0 2023 (COME POTREBBE ESSERE)

Beni materiali 4.0

  • 40% per investimenti fino a 2,5 milioni
  • 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni
  • 10% per investimenti da 10 a 20 milioni
  • 20% per investimenti fino a 2,5 milioni
  • 10% per investimenti da 2,5 a 10 milioni
  • 5% per investimenti da 10 a 20 milioni
  • 40% per investimenti fino a 2,5 milioni
  • 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni
  • 10% per investimenti da 10 a 20 milioni
Beni immateriali 4.0
  • 50%
  • 20%
  • 50%
Beni materiali e software non 4.0
  • 6%
  • 0%
  • 0%
Formazione 4.0
  • 70% per le piccole imprese
  • 50% per le medie imprese
  • 30% per le grandi imprese

(a condizione di rivolgersi a determinati soggetti erogatori – NB Aliquote mai entrate in vigore per mancanza di disposizioni attuative)

  • 0%
  • 70% per le piccole imprese
  • 50% per le medie imprese
  • 30% per le grandi imprese
Ricerca, sviluppo, innovazione e design
  • 20% per attività di ricerca e sviluppo
  • 10% per attività di innovazione, design e ideazione estetica
  • 15% per attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0
  • 10% per attività di ricerca e sviluppo
  • 5% per attività di innovazione, design e ideazione estetica
  • 10% per attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0
  • 20% per attività di ricerca e sviluppo
  • 10% per attività di innovazione, design e ideazione estetica
  • 15% per attività di innovazione con finalità orientate a un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0

La revisione del piano dal 2024

In parallelo il Governo procederà anche a una revisione strutturale del Piano, che però diventerà operativa dal 2024. A questo si riferisce Urso quando dice che il Piano oggi “non si discosta troppo dall’impostazione del 2017, a distanza di oltre 6 anni necessita di una profonda revisione per recepire le esigenze imposte dal mutato contesto economico”.

Le ipotesi allo studio sono diverse, tutte nell’ottica di rendere strutturale questo pacchetto di incentivi. Si va da chi, come lo stesso Calenda, propone un ritorno a super e iperammortamento, a chi invece vuole rivedere gli elenchi delle merceologie inserite negli allegati A e B, fino a quelli che invece vorrebbero ampliare il campo d’azione del Piano Transizione 4.0 per includere gli incentivi a supporto della transizione green. Esiste poi anche l’idea di vincolare delle aliquote maggiorate al raggiungimento di determinati obiettivi occupazionali.

Di questo si parlerà in diversi incontri che vedranno protagoniste le associazioni delle imprese e le altre parti in causa, dando credito alle intenzioni del ministro ci voler adottare un “percorso condiviso”.

Tuttavia – ci sentiamo di anticipare – le aspettative dovranno tenere conto che se per l’eventuale aumento delle aliquote del 2023 possiamo sperare nella stampella del PNRR, dal 2024 bisognerà fare sicuramente i conti soltanto con le nostre tasche e con le mille altre emergenze che, anno dopo anno, catturano l’attenzione della Politica.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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